Scrittore e Patriota

La vita della famiglia Ruffini fu molto travagliata a causa della fragilità di salute dei suoi componenti e dei problemi con la giustizia legati all'attività patriottica.
Già il padre, Bernardo Ruffini, d'idee liberali, ebbe dei problemi da giovane, che gli impedirono la carriera in magistratura e che, nel 1831, sarebbe stato nominato prefetto di Genova.
La madre, Eleonora Curlo Ruffini, figlia del marchese Ottavio Curlo di Taggia, diede alla luce ben tredici figli ma solo 4 maschi e una femmina, Angiolina, giunsero all'età adulta.

Giandomenico RuffiniGiovanni nasce a Genova nel 1807 e trascorre l'infanzia a villa Eleonora a Taggia, successivamente frequenta il collegio Reale della Santissima Annunziata di Genova, dopodiché s'iscrive alla facoltà di legge, laureandosi nel 1828 in Giurisprudenza e comincia ad esercitare la professione forense.
È in quegli anni che il fratello Jacopo gli presenta Giuseppe Mazzini. S'iscrive alla Carboneria e poi alla Giovine Italia e inizia la sua attività patriottica con i fratelli.
La notte del 13 maggio 1833 il fratello Jacopo venne arrestato nella sua abitazione di Genova dalla polizia sabauda e, dopo essere stato sottoposto a una serie di estenuanti interrogatori nelle carceri di Palazzo Ducale, per non svelare i nomi dei suoi compagni di lotta, muore suicida nelle prime ore del mattino del 19 giugno, tagliandosi la gola.

Il 17 settembre 1833 Giovanni viene condannato alla pena capitale per cospirazione contro lo Stato e decide di partire alla volta di Marsiglia, dove ritrova Mazzini.


I fratelli RuffiniRaggiunto dal fratello minore Agostino, anche lui mazziniano, decide di trasferirsi in Svizzera, prima a Ginevra e poi a Grenchen, sottoscrivendo l’atto di fratellanza della Giovine Europa promosso da Mazzini.

Nel gennaio 1837, sempre con il fratello, decide di trasferirsi in Gran Bretagna, a Londra, dove inizia a studiare l'inglese.
È in quegli anni che inizia a lavorare al suo primo romanzo “Lorenzo Benoni”, ma non riscontrando alcuna approvazione presso le case editrici a cui lo presenta, decide così di metterlo da parte.
Nel frattempo in Inghilterra, diventato amico di Thomas Carlyle , grazie a quest'ultimo, frequenta gli intellettuali inglesi dell'epoca.

Nel 1841 sceglie come sua nuova residenza Parigi, dove matura il distacco dagli ideali mazziniani e inoltra domanda di grazia a Carlo Alberto per la sua condanna a morte.
Nello stesso anno, rivede brevemente la madre a Montpellier, particolarmente provata dai numerosi lutti famigliari, non ultimo la morte nel 1839 del primogenito Ottavio, che non si era mai interessato di politica, e del marito nel 1840.
Nella capitale francese collabora con Gaetano Donizetti, scrivendo per quest’ultimo, nel 1842, i libretti di "Don Sebastiano, re del Portogallo" e del "Don Pasquale", firmato con le iniziali di Michele Accursi.

Alla fine di maggio del 1848, dopo l’emanazione dello Statuto albertino, rientra in patria e viene eletto deputato al Parlamento subalpino per il collegio di Taggia.
Nel 1849 viene eletto di nuovo alla Camera e nominato da Vincenzo Gioberti ministro plenipotenziario del governo sardo presso la Repubblica francese, a Parigi. L'incarico è però di breve durata perché rimette le sue dimissioni appena sa della caduta in disgrazia di Gioberti, restituendo il denaro versatogli per le sue funzioni.

In seguito alla sconfitta di Novara abbanda la vita politica e si ritira a Taggia per rimanere a fianco del fratello Agostino (che morirà nel gennaio del 1855).

Negli stessi anni riprende l’attività letteraria e riesce a pubblicare "Lorenzo Benoni, ovvero Pagine della vita di un Italiano” nel 1853.
Copertina del libro di RuffiniNel 1855 pubblica il Il Dottor Antonio, che risulterà il suo più grande successo letterario. Questo romanzo tipicamente ottocentesco è stato importante sia per sostenere la causa del Risorgimento italiano che per far conoscere la riviera Ligure e soprattutto Bordighera al pubblico inglese.
Tutti i turisti britannici che si recavano a Bordighera chiedevano di visitare la “Locanda del mattone”, dove la dolce Lucy Davenne era stata curata dal dottor Antonio.

Dà alle stampe, nel 1856, "The Paragreens on a visit to the Paris universal exhibition", un’umoristica caricatura della visita di una famiglia inglese all’Esposizione di Parigi del 1855, e i romanzi "Lavinia" (1860) e "Vincenzo, or, Sunken Rocks" (1863).
Nel 1864 esce, sulla rivista londinese “Macmillan’s Magazine”, uno scritto dedicato alla situazione turistica di Sanremo, dal titolo "Sanremo rivisited", poi tradotto l’anno successivo in italiano, mentre, nel 1867, viene pubblicato a Edimburgo un ricordo del suo soggiorno in Svizzera, intitolato "A quiet nook in the Jura" (Un angolo tranquillo del Giura).

Nel 1837 aveva conosciuto Cornelia Turner, con cui avrebbe stretto una lunga relazione.

L’11 novembre 1856 si era spenta a Taggia la madre Eleonora Curlo per cui di tutta la numerosa famiglia solo Giovanni e Angiolina sono sopravvissuti.

La morte di Cornelia Turner, avvenuta a Parigi il 25 ottobre 1874, lo privò di una delle figure femminili più importanti della sua vita, alla quale era stato più legato sentimentalmente insieme alla madre.

Nel 1875 decise di tornare in Italia, stabilendosi definitivamente a Taggia, dove muore il 3 novembre 1881, all'età di 74 anni.

(fonte: testo da appunti di Andrea Gandolfo; Wikipedia)