Qui giace la Storia di Sanremo

« "Il nostro camposanto, che senza esagerare, dopo quello di Genova, è ormai, per monumenti, il più splendido della nostra Liguria" (cit. "Il Pensiero di Sanremo", 3 novembre 1889) ».

LA SUA STORIA

La realizzazione dell’attuale cimitero monumentale della Foce si deve all’iniziativa dell’allora sindaco di Sanremo Siro Andrea Carli, che il 6 giugno 1838, per motivi di natura urbanistica e igienica, considerando che l'antico cimitero del Vallotto, risalente al 1775 nella zona di Pian di Nave, compresa tra l’attuale via Nino Bixio e la foce del torrente San Romolo era risultato troppo angusto e inadatto, dispose il trasferimento del cimitero cittadino nel nuovo sito ubicato tra l’odierno corso Matuzia e la riva del mare dietro la moderna chiesa di San Rocco, in località « Matuzia ». Le ragioni del trasferimento furono probabilmente dettate dal fatto che il vecchio sito cimiteriale era risultato troppo angusto e inadatto ad emergenze come quella dell’epidemia di colera scoppiata nel 1837, tanto da indurre l’Amministrazione comunale a disporre il trasloco del cimitero in regione Foce con una delibera che, secondo una diffusa tradizione orale, sarebbe stata invece motivata dall’eccessiva vicinanza della vecchia necropoli alla casa del sindaco Carli.

Area cimiteriale odiernaInizialmente l'area era di 4.050 mq. (un quadrilatero di metri 90 x 45), corrispondente alla parte centrale e sud del cimitero attuale, cioè a quella circostante la Chiesa, e l'ingresso è sul lato di nord-est.

Seguendo l'aumento sia delle dimensioni della città che quello della popolazione, da allora e fino al 1916 si succedono numerosi ampliamenti che portano la superficie del cimitero agli attuali 20 mila metri quadrati.

Già trent’anni dopo la sua inaugurazione (nell’aprile del 1868) vi sarà il :

1 - primo ampliamento di 4.000 mq. verso ponente, a seguito dell’approvazione da parte del Prefetto di Porto Maurizio di un progetto dell’architetto Ammirati relativo alla costruzione di un campo riservato agli acattolici;

2 - seguirà un secondo ampliamento tra il 1877 e il 1882 sempre in direzione di ponente e la relativa area di circa 2500 mq. sarà destinata in parte ai cattolici ed in parte agli acattolici;

3 - col terzo ampliamento, progettato nel settembre 1889 dal tecnico comunale ingegner Semiglia, l’espansione verso ponente si arresta avendo raggiunto la sponda sinistra del torrente San Bernardo. L’anno successivo un altro tecnico comunale, l’ingegner Giorgio Lamborizio, firmerà il progetto generale e definitivo del cimitero, la cui impronta coincide con quella attuale;

4 - sulla sua base avverrà qualche anno dopo, il quarto ampliamento, questa volta nella direzione opposta, cioè verso levante nella zona sud-est. Da quel momento e fino al progetto definitivo del 1916, lo sviluppo dell'impianto seguirà l’impostazione architettonica e funzionale elaborata dall’ingegner Lamborizio, la cui attuazione dopo di allora è stata invece parzialmente abbandonata per ragioni finanziarie e stravolta da numerose superfetazioni imposte da necessità contingenti.

5 - col quinto ampliamento di 3.418 mq., di cui 2.343 destinati ai cattolici e 1.075 agli acattolici, avvenuto nel 1895, il cimitero torna ad allargarsi sul fronte di ponente, risalendo verso nord la sponda del torrente San Bernardo ed avvicinandosi alla strada provinciale.

6 - Il sesto ampliamento recepisce la convenzione a rogito notaio Zunino stipulata nel gennaio 1906 tra il sindaco Mombello e la contessa Giuseppina Roverizio di Roccasterone vedova Marsaglia, per la sistemazione dell’entrata principale e la costruzione della tomba Marsaglia di 80 metri quadrati e il collegamento del cimitero alla strada provinciale attraverso una strada larga 10 metri che il Comune avrebbe dovuto costruire col contributo di 10.000 lire offerto dalla nobildonna e su aree da lei gratuitamente cedute.

7 - Il settimo ed ultimo ampliamento interesserà 2.250 mq. ed avverrà nel 1920 a firma dell’ingegner Lamborizio che nel 1916 aveva progettato la sistemazione definitiva dell’impianto cimiteriale.

Dopo questi ampliamenti già a partire dal 1888 il cimitero della Foce divenne oggetto di ripetute e insistenti proposte di trasferimento in un sito più capiente, subito individuato in un vasto appezzamento di terreno in Valle Armea, dove poi sarebbe stato inaugurato il nuovo cimitero cittadino nel 1949. Il 21 maggio dello stesso anno il Consiglio Comunale di Sanremo deliberò la soppressione del cimitero Foce, con il divieto di ulteriori inumazioni.
La concessione nel nuovo Cimitero si intendeva a titolo gratuito per il tempo che ancora mancava alla scadenza della concessione oppure in perpetuità, ed anche il trasporto delle spoglie mortali dal soppresso al nuovo Cimitero avveniva gratuitamente.

Vista prospettica lateraleCon delibera del Consiglio comunale del 22 aprile 1980 il cimitero della Foce venne dichiarato “Cimitero Monumentale”. Tale decisione venne riconfermata dal nuovo e vigente Regolamento di Polizia Mortuaria, elaborato tra il 1989 e il 1990 in seguito a sopravvenute disposizioni nazionali e adottato dal commissario straordinario con delibera del 25 agosto 1993.
All’articolo 95 viene così stabilito in merito allo storico camposanto matuziano: “Il cimitero della Foce è eretto Cimitero Monumentale per conservare la memoria di istituzioni, famiglie, uomini che bene abbiano meritato della Città di Sanremo e per custodirvi opere artistiche o di particolare valore culturale e storico”.

Vista prospettica lateraleConsiderando le dimensioni della città, caratteristica è la ricchezza di sepolture di notevole qualità artistica e una folta presenza (circa un terzo) di tombe dei numerosi stranieri che a fine Ottocento - inizio Novecento elessero Sanremo e la Riviera meta privilegiata delle loro villeggiature.

Il cimitero della Foce ha ospitato sepolture fino al secondo dopoguerra, quando, non potendo più espandersi per via dei numerosi edifici sorti nel frattempo intorno alla sua area, è stato riservato unicamente ai vecchi proprietari che vi avevano mantenuto il diritto di inumazione. Tipico cimitero ligure, la necropoli della Foce, pur essendo attualmente in uno stato di semiabbandono, conserva tuttora numerose opere d’arte, soprattutto di natura scultorea, che rimandano al periodo più fulgido del Liberty sanremese, del quale condividono spesso le maestranze, gli architetti e le committenze.

All’ingresso del cimitero spicca la cappella della famiglia Marsaglia, il cui progetto originario venne commissionato nel 1901 dalla vedova di Giovanni Marsaglia, Cappella MarsagliaGiuseppina Roverizio, all’architetto Pio Soli.
Gli eredi Marsaglia fecero quindi richiesta al Comune di uno spazio di circa 60 metri quadrati per erigervi la nuova cappella. Non essendo però disponibile questo terreno e appartenendo la zona antistante l’area cimiteriale ai Marsaglia, gli eredi offrirono di donare questo appezzamento, vasto 2600 metri quadrati, e di recintarlo a loro spese.
Tale generosa offerta non venne tuttavia accolta immediatamente, ma dovette subire una serie di lungaggini burocratiche, finché dopo il 1903 fu accettata. Il 23 marzo 1904 venne redatto a Torino il progetto per la cappella funeraria di Giovanni Marsaglia da parte di Giovanni Vacchetta e Pietro Canonica.

Il primo, professore ordinario di Ornamenti al Regio Museo Industriale e alla Scuola di Applicazione per gli Ingegneri di Torino, si occupò principalmente della decorazione pittorica dell’edificio, curò i particolari che abbelliscono la cupola e il perimetro della cappella, e realizzò i medaglioni bronzei, la vetrata, i marmi policromi, i vasi e le colonne che reggono le corone di lauro. Canonica fu invece l’autore degli artistici gruppi marmorei collocati all’interno e raffiguranti La Pietà e alcune Pleureuses, di gusto prettamente simbolista. Scultore ufficiale della famiglia Marsaglia, Canonica applicò al meglio le sue conoscenze dello stile floreale assimilate a Torino agli inizi del Novecento, proprio nel periodo in cui operò nella nostra città, abbandonandole nel prosieguo della sua attività artistica per uniformarsi a quelle di un distaccato manierismo accademico.

Di notevole valore artistico è anche la tomba di Giuseppe Tallevici, realizzata nel 1909 su progetto di Francesco Sappia. L’edicola si caratterizza per l’elegante forma a ciborio e i frontoni fittamente decorati a tralci d’edera a rilievo, una tipologia che, con la variante delle foglie d’ippocastano, è possibile ritrovare spesso nel repertorio decorativo dei principali edifici progettati da Sappia a Sanremo. Altri elementi, ricollegabili a motivi eclettici di repertorio, sono costituiti dalle palmette agli angoli e alle sommità dei timpani e dai grifi sporgenti ai lati, mentre sono più strettamente legate alle soluzioni tipiche di Sappia le decorazioni a foglia d’edera che coprono i timpani dell’edicola, in base a una sensibilità artistica di gusto liberty recepita dall’autore a Torino. La tomba, costituita da marmi policromi, è arricchita inoltre da due sculture di Vincenzo Pasquali, raffiguranti un busto del conte Tallevici e l’immagine genuflessa di una bimba, che era la figlia dello stesso Tallevici.

Pure significativa è la cappella dei conti Roverizio di Roccasterone, eseguita nel 1898 su progetto di Pio Soli, che vi applicò i moduli espressivi tipici di architetture tardorinascimentali e tardogotiche di origine settentrionale o francese, mentre la struttura generale dell’edificio è di chiara ispirazione neorinascimentale, sottolineata da un gran numero di guglie, pinnacoli, festoni, volute e palmette. Da segnalare è anche la tomba di Catherine Coudlougon, realizzata nel 1924 dallo scultore belga Jules Pierre Biesbroeck e dall’architetto Silvio Gabbrielli. Il primo eseguì il gruppo bronzeo sovrastante la tomba e raffigurante la signora Coudlougon ricongiunta alla figlia, morta bambina, dalle braccia pietose di una figura angelica, secondo un gusto e una sensibilità tipicamente liberty, mentre Gabbrielli portò a termine la parte architettonica retrostante il gruppo bronzeo. Attribuibile a Pio Soli è invece la cappella Vigo, edificata verso la fine dell’Ottocento e contrassegnata da un abbondante apparato decorativo costituito da palmette d’angolo, frontoni, lesene, colonne e festoni, inseriti in un impianto architettonico di tipo neorinascimentale con elementi neogotici. Dello stesso Soli è quasi sicuramente anche la limitrofa cappella Picconi, che presenta le stesse caratteristiche della Vigo.

Cappella di Giovanni SisiniNel 1909 lo scultore locale Enrico Formaggini realizzò un’altra pregevole cappella, quella della famiglia di Giovanni Sisini, che risulta alleggerita da cancellate in ferro battuto, mentre nel vano tra i due cancelli si innalza una croce su un piccolo altare, nel cui paramento di fondo sono incise le parole "Fiat voluntas tua".

Ai lati, sopra due stele, sono collocati i mezzi busti dei coniugi Sisini, ritratti in modo particolarmente realistico, così come sono segnalabili per il loro valore artistico le decorazioni e il cancellino in ferro battuto della cappella.

Tomba di Sophie ed Edward JohnsonNotevoli sono anche le tombe realizzate dallo scultore sanremese Filippo Ghersi, come quella di Sophie ed Edward Johnson, eseguita nel 1867 e costituita nella parte inferiore da un’ara sacrificale ornata da un bassorilievo con la raffigurazione di un angelo nell’atto di allontanare due bambini dalle braccia della madre, mentre nella parte superiore del sarcofago i due fratellini di tre e cinque anni dormono teneramente abbracciati sopra un morbido e accogliente materasso.

Tomba di Frederick SmithNel sepolcro di Frederick Smith, realizzato nel 1876, Ghersi volle invece raffigurare il piccolo Frederick seduto sulla punta di una roccia con uno sguardo accigliato e severo, mentre stringe tra le mani un ramo di quercia spezzato, emblema forse della vita prematuramente troncata.

Dottor Alessandro RambaldiMolto realistica è pure la tomba del medico Alessandro Rambaldi, realizzata da Ghersi nel 1883, con il titolare della lapide effigiato in modo particolarmente fedele all’originale, con lo stesso tono che caratterizza anche altre due tombe eseguite da Ghersi: la tomba Bogge e la tomba di Laura Pesante (1886), la quale, pur non essendo firmata, è quasi certamente attribuibile alla produzione dello scultore matuziano.

Discreto interesse riveste pure la tomba del dottor Jacobson, realizzata nel 1881 dal genovese Rota, nella quale le figure, effigiate come un gruppo di oranti, si staccano da un finto bassorilievo costituito da un piano di marmo, in ossequio a un canone squisitamente neorinascimentale. Tra le altre numerose sculture funerarie che adornano i sepolcri del cimitero, caratterizzate dagli stili più vari come quelli riconducibili al realismo, al neoclassicismo, al simbolismo e al déco, si segnalano in particolare quelle dovute ad artisti di chiara fama, quale, oltre ai già citati Pasquali, Formaggini e Ghersi, il sanremese Domenico Carli, già autore di pregevoli monumenti funebri nel cimitero genovese di Staglieno.

Tomba di Edgard Lear e del suo uomi di fiducia

Caroline Girrard PhilipsonMolti altri personaggi importanti vennero a Sanremo da tutto il mondo, e qualcuno di essi qui morì e fu sepolto. Impossibile elencarli qui tutti: il pittore Edward Lear, l’anatomista A.H. Hassall, la dama di corte della Regina Vittoria Lady Caroline Giffard Phillipson, nobili e aristocratici prussiani e russi, e molti altri persino dal Nord America e dall’Australia.

Il Cimitero Monumentale della Foce è una perla nascosta della città di Sanremo che non ha ancora ricevuto tutta l’attenzione che si meriterebbe, ma ci sono i presupposti per renderlo un esempio pratico di conservazione sostenibile
e cura continua.

Volontarie per la pulizia del cimiteroL’interesse delle Associazioni Culturali locali ha permesso un primo piccolo intervento di restauro in accordo con le istituzioni: il 9 luglio 2015 è terminato il restauro della tomba di A.H. Hassal (grazie al finanziamento del Rotary Club Sanremo) e nel novembre del 2015 sono cominciate sporadiche giornate di volontariato dove chiunque è benvenuto a svolgere operazioni manutentive molto semplici sotto la supervisione di esperti in accordo con la Soprintendenza alle Belle Arti.

Complessivamente nel suo periodo d’uso nel cimitero della Foce sono state raccolte le salme di 40.000 persone, tra “sanremaschi”, sanremesi e ospiti, connazionali e stranieri. Le sepolture presenti nel camposanto si identificano con i nomi sulle tombe, ma alcuni non sono leggibili perché cancellate dal loro deterioramento. Qui sotto ne mostriamo alcune.

Urna con le ceneri di Siro Andrea CarliFamiglia GhersiTomba di Gino MarinuzziSconosciutoSconosciuto

Famiglia FormagginiCappella per defunti russiSconosciutoSconosciutoSconosciuto


La gestione del cimitero rispecchia nelle varie epoche la società del tempo e riguarda proprio il secolo (1840-1949) che ha visto Sanremo trasformarsi da comunità di agricoltori e marinai in stazione turistica e centro culturale di fama internazionale fino alle soglie del secondo dopoguerra che per un verso ne avrebbe esaltato le molte potenzialità di carattere economico e che, per l'altro verso avrebbe però mortificato tanti valori del passato e reciso antiche radici.

(fonti: testo a cura del Dott. Andrea Gandolfo; Immagini dall'Archivio del nostro Gruppo di Facebook)

Tomba in ricordo dei bimbi mortiParticolare con le foto dei bambiniUn gruppo scultoreo sopra una tomba comune ricorda che il 13 febbraio del 1912, 5 bambini morirono in corso Federico Guglielmo (oggi Trento e Trieste) precipitando nella voragine, causata dalla erosione marina, apertasi improvvisamente mentre passeggiavano con i loro compagni di scuola.

CREMAZIONE A SANREMO

La prima volta fu nel 1888
Un po' di tempo fa si parlò di creare un'ara crematoria in Valle Armea, accanto all'omonimo cimitero.
Ma forse non tutti sanno che a Sanremo, alla fine del 1800 sorse un forno crematorio proprio all'interno del cimitero della Foce.

A Sanremo, nel 1880, era operante la Loggia Massonica "Liguria" al cui interno vi erano molti appartenenti al consiglio direttivo della locale Socrem, la società di cremazione nata in Italia una decina di anni prima.
In quel periodo, esattamente nel 1886, il presidente della “Società di cremazione dei cadaveri” Giobatta Rubino acquistava dai fratelli Semiglia, al prezzo di 4 lire al metro, un’area di 140 mq., sempre sul lato di ponente, del cimitero, da destinare alla costruzione dell’Ara crematoria.
Precedentemente, durante la Conferenza della Cremazione del 1883, grazie all'avvocato Siro Carli che propose una sovvenzione di 2mila lire, dopodiché venne eretto il Tempio Crematorio in Sanremo.
Area crematoriaL'edificio fu completato e il 16 marzo 1888 si diede vita alla prima cremazione della trentenne tedesca Alice Junk.
Da quel giorno il forno crematorio iniziò a funzionare regolarmente.

Il 14 marzo del 1893 l'industriale chimico Alfred Nobel scrisse: «Spero che le somme provenienti dalle tasse dei miei brevetti vengano utilizzate per la costruzione di crematori nelle grandi città».
Poi il divieto Pontificio riguardo la cremazione, convinse Nobel che sarebbe stato difficile dare atto alle sue volontà e quindi il chimico ne cambiò la destinazione.

Nel 1910 la gestione del Forno passò direttamente al Comune fino a quando l'ascesa del potere fascista ne vietò l'uso essendo la Cremazione un cavallo di battaglia della Massoneria e quindi messa fuori legge.
Solo nel 1973 la Socrem venne ricostituita e anche il Diritto canonico non la vieta più.
Lo storico edificio che ospitò il forno crematorio è stato parzialmente restaurato e al suo interno c'è un magnifico Cinerario che ospita moltissime Urne ed è gestito dalla Socrem cittadina.

(Articoli dal “La Riviera” del 22 settembre 2016)

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