Da questa Villa è passata la Storia

Castello DevachanPosto in posizione panoramica nella zona alta di Corso degli Inglesi, su progetto dell'ingegnere Pietro Agosti del 1905, fu completato nel 1909
Il castello si presenta come un edificio a pianta centrale con ampio ingresso circolare interamente costruito in pietra bugnata e ispirato ad uno stile liberty di matrice inglese dalle forme austere e moderne con un'impronta generale vagamente neogotica. 
Il retro a nord della VillaLa cava di Capo Nero fornì il materiale da costruzione. Venne acquistato dal nobile John Horace Savile quinto conte di Mexbourough. Inizialmente chiamato "Villa Sylvia Mexborough" in onore della seconda moglie, Sylvia Cecilia Maria de Serantoni (vedova Clark, precedente proprietaria), di origini lucchesi, sposata nel 1906.


A causa della carriera militare, il conte aveva trascorso molti anni in Oriente, tanto da abbracciare, ad inizio novecento, la religione buddista. Pertanto alla morte della moglie, nel 1915, il 72enne conte sposò in terze nozze la giovane vedova Anne Ritche, nel gennaio del 1916, e decise di rinominare il castello in "Devachan".

Questo termine proviene dal tibetano 'bde-wa-ca', ed indica in Teosofia lo stato di coscienza in cui si trova l'Ego dopo la morte del corpo prima di reincarnarsi, in una condizione di illusoria beatitudine. A soli sei mesi dal terzo matrimonio, nel giugno del 1916, il conte rese nuovamente vedova la moglie.

La Cancellata d'ingresso al Parco della VillaIl grande cancello in ferro battuto prospiciente corso Inglesi proveniva, con altri oggetti di varia natura, dalla residenza "La Capponcina" di Gabriele D'Annunzio, che era stato costretto a venderlo a causa di uno dei suoi frequenti fallimenti ed era stato poi ricomprato da Lord Mexbourough da un antiquario. 

Dopo essere stato rimosso dalla sua collocazione originaria, il cancello si trova attualmente all'ingresso di una villa situata in via Ludovico Ariosto.



La Villa e il Parco che la corcondavaIl castello era circondato da un vasto parco, oggi praticamente scomparso, che fu progettato e realizzato dal celebre giardiniere Lodovico Winter, il quale provvide ad ornarlo con numerose statue di divinità orientali, leoni in pietra e una porta di bronzo che si apriva su una sorgente.
L'accesso dell'edificio era costituito da un grande ingresso circolare con quattro colonne monolitiche in diaspro, dal quale si entrava in un ampio salone decorato con ricchi e fastosi arredi in stile liberty di ispirazione spiccatamente orientale.



Il Tavolo con i partecipanti alla ConferenzaI Marescialli francesi Foch e WeygandQuando alcuni anni dopo il commendatore e uomo d'affari torinese Edoardo Mercegaglia divenne proprietario del castello, lo concesse al Governo Italiano per farne la sede, tra il 19 aprile e il 24 aprile 1920, della Conferenza di Sanremo (nota anche come Conferenza internazionale  degli stretti).

Il Premier britannico Lloyd George in uscita dalla Cancellata.Il Primo Ministro Francesco Saverio Nitti alla Stazione di SanremoAlla Conferenza presero parte i primi ministri italiano, inglese, francese e greco con alcuni rappresentanti dei loro governi, due ministri belgi, tre ambasciatori e numerosi alti capi militari delle potenze che avevano partecipato al conflitto mondiale appena conclusosi, tra i quali anche due generali giapponesi. 

Ufficiali partecipanti alla ConferenzaNel corso della conferenza, dedicata agli spinosi problemi legati alla spartizione dei territori appartenenti al dissolto Impero ottomano, furono assunte importanti decisioni in merito all'internazionalizzazione degli Stretti, all'assegnazione dei mandati sui territori mediorientali alla Francia e alla Gran Bretagna, ad una serie di concessioni petrolifere e alla questione del disarmo della Germania, mentre, nonostante le speranze italiane, non venne deliberato niente riguardo a Fiume, per via della situazione venutasi a creare in quella zona in seguito all'occupazione dannunziana di Fiume, e che avrebbe alimentato il mito della "vittoria mutilata". 

Da Fiume, un contrariatissimo Gabriele d'Annunzio inviò ai partecipanti alla conferenza la famosa missiva "Ai biscazzieri di Sanremo", definendo tra l'altro il castello una grossa villa di pessimo gusto. Nonostante tale giudizio, negli anni seguenti D'Annunzio acquistò, ad un'asta giudiziaria, parte degli originali arredi in stile Luigi XVI presenti nel castello [senza fonte].

Negli anni seguenti il castello passò di mano varie volte: prima venne venduta ad un facoltoso ed acculturato piemontese, Roberto Cibrario, quindi divenne del colonnello Spencer Stenfield, che sposò un'avvenente cantante lirica russa e divenne punto di riferimento per la comunità ortodossa locale.
Intorno agli anni trenta un inglese, Mr. Archdale, commissionò una campagna fotografica dell'edificio.

Nel corso della II Guerra Mondiale il castello divenne sede del Comando cittadino delle SS durante l'occupazione tedesca di Sanremo.

Nel dopoguerra fu adibito per alcuni anni a sede alberghiera con il nome di Hotel Castello Devachan.

Successivamente venne completamente ristrutturato e trasformato in un residence, funzione che l'edificio conserva tuttora avendo mantenuto invariate soltanto le caratteristiche originarie all'esterno, mentre gli interni sono stati totalmente modificati.

(Fonti: testo: articolo di A.Gandolfo; immagini: da archivio privato) 

 

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