Una villa ispirata al Liberty floreale

La villa vista d'angoloSituata in via Fratelli Asquasciati proprio di fronte all'entrata laterale del Casinò, Villa Angerer, eretta sulla sede di un precedente edificio del 1880 noto come Villa La villa vista dalla strada a fianco del CasinòFeraldi, fu acquistata alla fine dell'Ottocento dall'avvocato, bibliofilo e botanico austriaco Leopold Angerer, originario di Innsbruck e dotato di un ragguardevole patrimonio, il quale intendeva utilizzare la palazzina come residenza invernale.

Per espressa volontà di Angerer, l'edificio fu completamente ristrutturato a partire dal 1902 su progetto dell'ingegner Antonio Capponi, che si avvalse della preziosa collaborazione dell'architetto sanremese Francesco Sappia, che diede il suo personale e innovativo contributo al rifacimento della villa, applicando in maniera creativa e originale i dettami dell'art noveau, evidenti soprattutto negli inserimenti floreali in ceramica derivati presumibilmente da modelli attribuibili a Galileo Chini.



I bovindi laterali e i comignoli sul tettoLa decorazione interna ed esterna della villa venne invece affidata al decoratore e stuccatore ticinese Luca Casella, che, insieme al suo collega piemontese Giovanni Bagliani, realizzò i lavori in stucco sotto forma di palmizi, viluppi floreali e zoomorfi che seguono all'esterno le pregiate decorazioni in ceramica, mentre internamente si affiancano in modo raffinato alle sovrapporte in terracotta invetriata bianca e blu e alle ricercate pitture murali, oggi purtroppo in cattivo stato di conservazione.


La facciata dell'ingressoSecondo il progetto predisposto dall'ingegner Capponi, la villa fu quindi sopraelevata di un piano, che il proprietario, appassionato collezionista di libri, destinò a biblioteca, mentre i terrazzi dell'edificio vennero chiusi da bovindi caratterizzati dalle tipiche e raffinate vetrate floreali dipinte a giaggioli; i lavori di rifinitura degli esterni furono poi completati dalle ricche decorazioni in stucco e maiolica policroma parzialmente effettuate dalla ditta Saissi di Mentone e dalle ringhiere in ferro battuto, tra le quali la più riuscita è forse costituita da quella della scala interna che dall'atrio conduce ai piani superiori della villa.

Vaso decorato sul pilastroLa forma squadrata dell'edificio, contraddistinto dagli ornamenti tipici dello Jugendstil, è addolcita dalle ricche decorazioni in stile liberty, onnipresenti in ogni minimo dettaglio: dai bizzarri comignoli in terracotta con dragoni e fiori sul tetto, ai marmi intagliati, agli stucchi, ai vetri e ai ferri battuti, mentre i pilastri all'ingresso risultano finemente impreziositi da eleganti e raffinati vasi turchesi.

Quelli presenti un tempo lungo la recinzione, caratterizzati da vorticose evoluzioni, sono peraltro andati in parte perduti in quanto vennero con ogni probabilità fusi per motivi bellici nel corso del secondo conflitto mondiale.

Il bovindo elegantemente decoratoParticolare del bovindo con le lettere LAFinemente lavorati risultano in particolare i bovindi (dall'inglese bow-windows), ornati nella parte inferiore con mosaici, piastrelle decorate e ferri battuti zoomorfi, mentre nel mosaico centrale di uno di tali balconi sono state impresse le iniziali "LA", intrecciate, di Leopold Angerer.



Parte superiore della Villa con i comignoliAltrettanto riccamente decorato è anche l'interno della villa, dove tutte le porte erano scolpite e tutti i vetri cristalli molati.
Pure i soffitti sono affrescati, le pareti adornate con legni lavorati, le vetrate policrome filettate in piombo.

Parte superiore di un bovindo ed il sottotettoDal lato nord si accede in uno spazioso atrio, che occupa la parte centrale della villa per l'altezza di due piani, dal quale si entra in un grande salone e nelle sale di rappresentanza.




Dall'atrio, le cui pareti sono adornate con pregevoli arazzi, un ampio scalone in marmo, legno scolpito e ferri battuti sale al secondo piano, mentre, a sinistra dello scalone, una porta sovrastata da stucchi e da una lunetta in ceramica bianca a fondo blu, consente di accedere alla scala che scende alla salle à manger e agli attigui locali, situati a livello del giardino, e raggiungibili pure da un grande terrazzo con scalone esterno ubicato di fronte alle stanze di rappresentanza.
La sala da pranzo, rifinita in legno, si contrassegna in particolare per le tipiche porte con vetrate policrome filettate in piombo che presentano non poche analogie con quelle presenti nelle vecchie Kaffeehaus dell'Impero austro-ungarico. Dal secondo piano si può accedere alla zona delle camere da letto, dalla quale è possibile affacciarsi sull'atrio attraverso un balconcino situato di fronte all'entrata, ornato con molti ferri battuti ed elementi floreali con al centro la "A", l'iniziale, presente quasi dappertutto, del proprietario dello stabile.

Un angolo della Villa con una palmaAl terzo ed ultimo piano si trovava invece la biblioteca di Angerer, sulla quale si aprivano due spaziosi terrazzi laterali, oltre ad uno più ridotto situato sul lato sud verso il mare.


Nel corso del 1909 vennero effettuati ulteriori lavori di abbellimento e ristrutturazione dell'edificio, nel quale si possono riscontrare tutti i caratteri peculiari dell'art noveau presente in quegli anni a Sanremo. Particolarmente efficace e incisiva risultò in particolare la fusione tra le decorazioni realizzate in serie e i raffinati manufatti dovuti a valenti artigiani e stuccatori, quali i già citati Casella e Bagliani, mentre gli interni vennero affrescati a delicati motivi floreali e zoomorfi, secondo un gusto tipicamente liberty, da Giorgio Ceragioli, appartenente ad un gruppo di pittori giunti nella Città dei fiori al seguito dell'architetto piemontese Pio Soli e del già ricordato Luca Casella.


Con Ceragioli collaborò anche il pittore e decoratore Giovanni Battista Carlo, che realizzò una serie di pregevoli affreschi e pitture all'interno della villa.

Il vaso in ceramica con decorazione florealeTra i manufatti artisticamente più riusciti degli esterni si segnala in particolare il grande vaso in ceramica fiorita, che rappresenta un prodotto di serie sovrastante il basamento in marmo intagliato, realizzato secondo le forme più genuine del movimento Arts and Crafts. La torretta a tre piani situata nell'angolo sud-ovest del giardino fu invece costruita con mattoni provenienti dai diversi paesi del mondo visitati da Angerer.

Da segnalare inoltre una caverna con rocce, statue e giochi d'acqua e, all'estremità nordoccidentale del parco, la suggestiva Grotta del Drago, con il mite dragone scolpito su una parete. Un tempo vi era collocata anche la statua di una divinità, oggi scomparsa, in omaggio alla moda vagamente orientaleggiante dell'epoca.

La villa durante la costruzione del CasinòLa villa continuò ad essere abitata ininterrottamente da Angerer fino al 1937, quando, dopo essere stato informato del progetto di erezione di un palazzo di cinque piani a fianco del Casinò, di traverso tra la sua abitazione e il mare, da parte del costruttore Ferrero, l'avvocato austriaco, che non aveva intenzione di rinunciare alla vista sul mare, decise di mettere subito in vendita lo stabile al prezzo di un milione di lire.



I gestori del Casinò, che erano allora i signori Belloni, proposero un sensibile ribasso e alla fine realizzarono l'acquisto per seicentomila lire. Gli amministratori della Casa da gioco matuziana speravano peraltro vivamente in un ricorso che potesse far revocare il permesso di costruzione, in considerazione della troppa vicinanza che avrebbe danneggiato il Casinò.

La causa, però, nonostante fosse stata affidata ad un legale quale il famoso avvocato Cassinelli di Roma, fu persa dai Belloni, cosicché il Palazzo Ferrero venne costruito e Villa Angerer, molto più tardi, fu destinata a sede di uffici e saloni di rappresentanza del Casinò.

Intanto Angerer, che si era trasferito in un'abitazione nel quartiere di San Martino, dopo essere rimasto solo nel 1940 in seguito alla morte di Maria Angerer, che riposa oggi nel Cimitero della Foce, se ne tornò in Austria e non lasciò più notizie di sé.

Parte del parco intorno alla villaNel 1991 la villa fu acquistata dal Comune di Sanremo per dotare il Casinò di uffici in una sede particolarmente prestigiosa, di una biblioteca sul gioco d'azzardo, nonché di un museo del Festival della canzone italiana.

Da allora lo storico edificio è stato praticamente abbandonato, mentre le sempre più massicce infiltrazioni d'acqua contribuiscono progressivamente a minare persino la stabilità stessa della villa, il cui indiscusso pregio artistico dovrebbe indurre a varare un progetto di recupero e ristrutturazione del fabbricato.


Il Comune recentemente ha messo in atto una ristrutturazione che però per un motivo o per l'altro non è stato portata a termine. Il parco fu infatti riaperto per le viste ma fu subito richiuso per problemi di personale.

(Fonti:testo di Andrea Gandolfo; immagini da Archivio Privato)

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