Indice articoli

Dall'800 alla fine della Seconda Guerra Mondiale

1 - Il XIX° Secolo

Cartina planimetrica di Sanremo nel 1912Nel 1802 San Remo aveva superato i 14.000 abitanti e nel 1804 diventava sede di Sottoprefettura.

In bianco il percorso della Strada della CorniceI lavori per l'apertura della nuova strada della Cornice, iniziati nel 1810 e conclusi nel 1826, portarono notevoli benefici alla città, che dal quel momento poteva contare anche sui traffici terrestri (fino ad allora il movimento di merci e di passeggeri avveniva esclusivamente per via marittima).

 


Costruzione della Strada della CorniceLa strada seguiva la costa e si addentrava anche nelle valli con tronchi secondari per congiungere i paesi più vicini: nel nostro territorio, da capo Nero scendeva in città alla porta dei Cappuccini, poi attraversava il centro città (ricalcando quella che era la Via romana Julia Augusta), Il percorso della Strada della Cornice attraverso Sanremoraggiungeva San Martino, per dirigersi infine a capo Verde.



Pianta topografica di Sanremo nel 1874 (Cantù)Nella seconda metà dell'Ottocento la nascita del turismo portò alla progressiva e ordinata crescita della città moderna, fra la collina della Pigna e il mare.
Il primo piano regolatore, elaborato dall'ing. Innocenzo Bonfante, è datato al 1858. Altri seguirono negli anni 1873-75, 1880, 1904, di pari passo con le rinnovate esigenze urbanistiche della città.


Pianta topografica di Sanremo nel 1882 (Cantù)I sindaci del tempo si adoperavano in maniera esemplare per lo sviluppo di una località favorita dalla natura, che stava individuando il proprio futuro in una diversa prospettiva socio-economica rispetto alle attività agricole e marittime tradizionali.

Siro Andrea Carli, (1828-1850) coadiuvato dall'intendente Alberto Nota, fu l'iniziatore di questo processo di sviluppo quando di turismo ancora non si parlava. Egli dotò la città dei servizi essenziali: nel 1828-30 costruì l'acquedotto, poi trasferì il cimitero, aprì le prime passeggiate a mare e il tratto iniziale della 'Strada Nuova' nel 1843, la futura via Vittorio Emanuele II (oggi corso Matteotti), principale arteria cittadina.



Stefano Roverizio di Roccasterone negli anni in cui fu sindaco (1844-48, 1850-55, 1873-75) destinò le sue principali energie alla realizzazione di nuove La "Strada Nuova" o anche "Via Traversa"strade (1846, completamento della "Strada Nuova" (già "via Traversa" e da quel momento via Vittorio Emanuele II ed oggi Matteotti); 1851, via Gioberti, aperta per consentire il trasporto dei materiali per il prolungamento del porto, ingrandito in più riprese fra il 1853 e il 1914).

Passeggiata Imperatrice nel 1880Fra il 1856 ed il 1872 gli successe Antonio Bottini. In quel periodo furono aperte via Roccasterone, via Feraldi, via Carli, la passeggiata Imperatrice (1869-71), via del Castillo; il primo grande albergo cittadino, l’Hotel des Londres, fu costruito nel 1860; il Grand Hotel Royal veniva inaugurato nel 1871.


Ma l'avvenimento più importante del secolo per il futuro sviluppo di San Remo fu l'arrivo della ferrovia Genova-Ventimiglia, inaugurata il 25 gennaio 1872.
I titolati turisti del tempo, che dimostravano di apprezzare il carattere semplice e piacevole della città, disponevano finalmente di un mezzo di trasporto veloce e comodo.
La stazione ferroviaria nei primi anni di attivitàDa quel momento, sebbene la linea ferrata avesse tagliato a metà la sottile striscia di terreno esistente fra i quartieri storici medievali (che venivano esclusi dal processo di rinnovamento della città e perdevano per sempre il loro ruolo), le moderne strade cittadine da poco sorte e il mare, la vita fu attratta prepotentemente dai binari.
La città intanto si espandeva dal nuovo centro ai lati, verso ponente e verso levante, provocando tra l'altro un forte aumento del prezzo dei terreni e relegando le attività agricole sulle colline, che peraltro venivano popolandosi di ville.
Mutò anche la maniera di gustare il paesaggio, che ora privilegiava le zone dalla ferrovia al mare, a scapito di una meditata lettura del centro storico della Pigna, che cominciò ad essere visto soprattutto in funzione del suo aspetto ‘pittoresco'.

Pianta topografica originale del Cantù del 1882Dopo l'arrivo della ferrovia, la trasformazione di San Remo può dirsi entrata nella sua fase decisiva, con una netta distinzione tra l'antico e il moderno.
E difatti una guida del 1878 così iniziava la descrizione della città: « San Remo si divide in città bassa e città alta, che vuole anche dire città nuova e città vecchia ». Insieme alla città si trasformava il suo tessuto sociale ed economico, controllato da quel gruppo di imprenditori e professionisti che aveva saputo prevedere nel turismo l'avvenire fortunato, da cui ottenne prestigio e ricchezze, favorendo nel contempo l'elevazione del tenore di vita dell'intera popolazione, passata nel 1881 a 16.800 abitanti.

Dal 1878 al 1891 fu sindaco Bartolomeo Asquasciati. Egli ebbe la fortuna di operare nel periodo d'oro dell'affermazione di San Remo quale stazione climatica e di villeggiatura, meta di un turismo europeo aristocratico e borghese, in apparenza molto riservato, che preferiva la quiete discreta della cittadina di provincia rispetto ai fasti e alla prorompente mondanità dei maggiori centri della vicina Costa Azzurra.

La "English Bank" dei Fratelli AsquasciatiAsquasciati puntò tutto sul turismo, ed ebbe ragione. Furono aperte nuove strade, completando il regolare reticolo viario della città, le passeggiate a mare e le strade di circonvallazione; favorì le attività degli imprenditori Bogge e Marsaglia, finanziandole tramite la banca che possedeva con i fratelli, la "English Bank"; contribuì in maniera determinante a creare la prima prestigiosa immagine simbolica del turismo sanremese, fatto di natura, ma anche di compiaciuto prestigio vissuto in lussuosi soggiorni nei grandi alberghi o in ville, circondati di parchi con lussureggiante vegetazione tropicale, acclimatata al caldo sole della Riviera.

Egli, insieme agli imprenditori di quegli anni, seppe dare precise e adeguate risposte alle aspirazioni della ricca borghesia che frequentava la città.

Negli ultimi trent'anni del XIX secolo furono inaugurati a San Remo venti nuovi alberghi e almeno duecento ville per il soggiorno o la residenza privata dei proprietari.

Palazzi Feraldi all'incrosio tra via Feraldi e Vittorio EmanueleMa Asquasciati diede a San Remo anche una sua fisionomia urbanistica, che ancor oggi si ritrova nella trama viaria e nelle case del suo centro moderno, compreso fra corso Imperatrice e corso Garibaldi e il mare.

Palazzo Picone all'incrocio tra Via Roma e corso UmbertoIl regolamento edilizio del 1879 prescriveva che nel centro i nuovi edifici dovevano avere almeno tre piani né più di quattro, oltre il piano terra. Questo doveva avere un'altezza di 5 metri, gli altri piani di 4. L'altezza massima delle case non poteva superare i 21 metri. Erano permessi edifici isolati e villini, purché elegantemente decorati e circondati da giardino.
Gli angoli delle case non perfettamente in squadra dovevano essere smussati.

Anche le decorazioni esterne seguirono una sufficiente uniformità, aderenti alle tendenze artistiche dell'epoca, che si ritrovano oggi nei fregi liberty dei principali palazzi delle strade del centro.

San Remo acquisiva così un proprio carattere di città internazionale del turismo, tuttavia rispondente al ruolo di elegante, discreta e raffinata « stazione di cura e villeggiatura », ma anche di gaio svago di rango europeo.


2 - Il terremoto del 1887

Una battuta d'arresto di qualche anno in questa naturale evoluzione si verificò subito dopo il disastroso terremoto che colpì l'estremo Ponente ligure il 23 febbraio 1887.

Le macerie a Bussana dopo il terremotoLe conseguenze furono drammatiche a Bussana, che ebbe 55 morti e decine di feriti (che fu addirittura abbandonata per essere ricostruita a capo Marine, presso il mare), a Baiardo con 220 vittime e 60 feriti, a Diano Marina e nei paesi vicini.
Dappertutto i danni materiali furono gravissimi, e anche a San Remo si verificarono numerosi crolli, fortunatamente solo con qualche ferito, ma nessuna vittima.

Dei terribili momenti della prima scossa rimane la testimonianza vissuta dal duca Gio Batta Borea d'Olmo, raccolta da Giuseppe Ferrari:
« Era l'alba del giorno delle Ceneri... faceva freddo e un vento gelido scoteva i vetri delle finestre. Quando un boato lontano si ripercosse dal mare e un violento risucchio spalancò, infrangendola di netto, una vetrata... Feci una mossa per alzarmi e recarmi a chiuderla, ma in quell'attimo osservai con stupore mio fratello Agostino anda re su e giù come se fosse su un'altalena. Intorno a noi tintinnavano i vetri, poi un tonfo sordo e la statua del Sacro Cuore precipitò infrangendosi sul pavimento... Intorno sembrava essersi fatto il vuoto, perché l'aria era irrespirabile per la polvere che si era sollevata dal pavimento cosparso di calcinacci, sembrava venire fuori da una fornace tanto bruciava la gola e gli occhi impregnati di lacrime... Intanto dalla strada sentivamo venire grida altissime di raccapriccio e schianti e crolli facevansi udire, mentre un polverone di colore rossastro, denso e corrusco, sotto il sole... si andava fondendo a una fitta nebbia che veniva giù dai monti a ventate consecutive e un odore di zolfo gravava su tutto, mozzando il respiro. Le scosse più disastrose si susseguirono in numero di tre. Alle 6,25, alle 6,32 e alle 8,55... la prima scossa ebbe la durata di 35 secondi... ».
La parte alta della Pigna con le rovine del terremotoI maggiori danni si verificarono nel settore superiore del quartiere della Pigna e diverse case semidistrutte furono demolite. Il quartiere marino di Pian di Nave fu sconvolto da ondate gigantesche 'mai viste a memoria d'uomo'.

Altra interessante testimonianza è dovuta a M.C. Astraldi:
« Una scossa di terremoto, più formidabile di ogni più spaventevole immaginazione... si fece udire da noi in modo cosi violento, che tutti s'aspettavano da un momento all'altrò di vedere San Remo convertita in un enorme ammasso di rovine. Uno scatenìo di terribili elementi, da far rabbrividire da capo a piedi i più coraggiosi uomini, mise in movimento ogni cosa, dando scossoni che facevano urtare contro le pareti i mobili danzanti, sbatacchiare le porte e le finestre con un fracasso orrendo, scricchiolare sinistramente i muri, e i volti delle case: ed intanto specchi, quadri, candelieri, stoviglie, torri di piatti, si sentivano precipitare al suolo con fragore assordante e frantumarsi; s'udivano le grida strazianti degli inquilini che temevano di essere ad ogni istante schiacciati dal rovinio dei fabbricati rimbombanti di scrosci, di schianti, d'urla disperate e di preghiere; e finalmente, dopo venti secondi di terribili angosce, il moto tellurico cominciò a rimettere della sua furia ed ebbe fine... San Remo fu la città che meno ebbe a lamentare danni, se ne togli qualche screpolatura alle pareti ed alle volte di pochissime abitazioni che formavano il gruppetto delle vecchie case a settentrione del paese; alcune delle quali, già sdrucite da anni, rovinarono e, per fortuna, nessuna vittima umana si ebbe a deplorare... Grande spavento accolse i forestieri, che stanziavano negli Hotels: uomini, donne, si precipitarono fuori dei loro appartamenti, scesero in fretta e furia le scale, e molte signorine in camicia si videro sulla pubblica via e nei giardini... ».

Ancora rovine nella PignaI soccorsi e gli aiuti, subito organizzati, fecero capo alla Società di Beneficenza di San Remo; gli atti di coraggio e di abnegazione furono innumerevoli. Poco dopo il Comitato dei soccorsi pei danneggiati, presieduto dall'on. Giuseppe Biancheri, raccoglieva ingenti fondi che provvedeva a distribuire alle sventurate popolazioni della provincia di Porto Maurizio.

Soldati del Genio e persone tra le rovineL'intervento dei soldati del Genio, chiamati per demolire le parti pericolanti, fu purtroppo l'occasione per un'affrettata e non felice decisione dell'Amministrazione comunale di far abbattere preziose testimonianze storiche, che potevano e dovevano essere salvate. L'intera zona sottostante l'area del castello, comprendente gli edifici affacciati sui vicoli Casevecchie e Caveire e su via Porte Santa Maria, la più antica della città, fu rasa al suolo.


Nelle rovine caddero anche la torre quadrata citata quale "turris in summitate" in un documento del 1217, il palazzo di giustizia voluto nel 1273 da Federico da Vezzano, il vecchio palazzo arcivescovile, l'antica chiesa di San Pietro (in seguito dedicata a San Costanzo), le porte Candelieri e di Santa Maria, oltre a quanto rimaneva del castello. Sulla vasta area così liberata vennero ricavati i giardini Regina Elena.


3 - L'avvento dell'ideologia Socialista e lo sviluppo della Città

Il XX secolo, fra le molte novità, portò anche la nuova ideologia socialista, che a San Remo ebbe nel banchiere e sindaco Augusto Mombello e nell'illustre oratore e avvocato penalista, poi sindaco lui stesso, Orazio Raimondo i principali esponenti.

Nel 1891 San Remo contava una popolazione stabile di circa 18.000 abitanti. La città intanto si stava dotando di infrastrutture ricettive e turistiche di avanguardia e durante l'inverno L'estensione di Sanremo nel 1906ospitava da 20 a 25.000 stranieri grazie al turismo che era diventato l'attività economica primaria.

Il Kursaal appena costruito, divverrà il Casinò MunicipaleGli alberghi si erano notevolmente moltiplicati; il Casinò veniva inaugurato nel 1905 durante l'amministrazione di Augusto Mombello e divenne la meta preferita dei soggiorni invernali della più scelta aristocrazia europea, di nobili e di sovrani.


Contribuirono moltissimo alla sua notorietà i soggiorni della zarina Maria Alexandrovna (1874), dei granduchi di Russia (1875), del principe imperiale di Prussia Federico Guglielmo (1888).




Locandina dell'Hotel Riviera Palace (1903)Locandina dell'Hotel RoyalIllustri personaggi la scelsero quale residenza preferita e sontuose ville sulle colline, circondate da lussureggianti parchi, contribuivano ad accrescere la fama di prestigiosa stazione climatica e di giardino della Riviera, immagine che continuò a imporsi fino allo scoppio della prima guerra mondiale.

La città diede anch'essa il proprio contributo di uomini e di sacrificio al conflitto e contò numerosi caduti. Essendo inoltre alcuni alberghi stati requisiti e trasformati in ospedale, si verificò un sensibile calo turistico che rischiava di compromettere l'avvenire di San Remo, costruito nei decenni precedenti.


4 - Sanremo entra nel XX° Secolo

I Campi da Golf con la cabina della funiviaCon l'Amministrazione del sindaco Ernesto Balestrieri (1899-1901 e 1915-1919) furono completate diverse strade che raggiungevano, tra l'altro, i nuovi Campi da golf e la zona dove sorgerà il campo ippico. Grazie ai proventi del Casinò, divenuto in poco tempo un nuovo simbolo della gioia di vivere e dell'evasione personale, tipico della Belle époque e dei successivi "Anni ruggenti", la città poteva contare su fondi sicuri per migliorare infrastrutture e offrire attrazioni agli ospiti.

Un notevole impulso alle opere pubbliche della città fu dato perciò nel periodo fra le due guerre mondiali, sotto le amministrazioni dirette da sindaci (allora chiamati Podestà) molto attenti alle esigenze del ruolo di San Remo.


Il Primo Mercato dei Fiori nell'ex Piazza d'Armi dei BersaglieriSotto il sindaco Carlo Bensa (1921-1924) furono inaugurati il primo Mercato dei Fiori e la rotabile per San Romolo. Nello stesso periodo la città otteneva la legge speciale sulla casa da gioco.

 


5 - La Conferenza di Pace di Sanremo

Tra il 19 e il 26 aprile 1920, veniva convocata in San Remo la seconda serie della Conferenza di Pace , con la partecipazione delle delegazioni inglese, americana, francese, giapponese, belga, iugoslava e italiana, alloggiate nei principali alberghi cittadini.

Tavolo della Conferenza di PaceSede della Conferenza era il fastoso Castello Devachan, sulla collina del Berigo, al cui arredamento avevano contribuito anche mobili e opere d'arte sequestrate per insolvenza a Gabriele D'Annunzio e acquistate dal primo proprietario, il conte inglese di Mexborough.


Le questioni discusse alla Conferenza di Pace di San Remo riguardavano l'internazionalizzazione degli stretti del territorio turco, l'assegnazione alla Francia Il Premier britannico David Lloyd George entra dal cancellodel mandato sulla Siria e sul Libano, alla Gran Bretagna quello sulla Palestina e sulla Mesopotamia, nell'ambito della questione ebraica; fu risolto il problema del petrolio e animatamente discussa la questione del disarmo tedesco, rinviando la principali decisioni alla futura conferenza di Spa.

Anche la questione adriatica, che interessava particolarmente l'Italia, fu rinviata a una trattativa diretta; l'accordo fu Ufficiali di fronte all'entrata della Villasottoscritto nel novembre successivo a Rapallo. Il bilancio conclusivo che gli osservatori fecero della Conferenza di San Remo fu quello di una 'vittoria mutilata' per l'Italia, con risultati assai insoddisfacenti per il nostro Paese.


La Conferenza ebbe comunque notevole importanza per il rilancio turistico di San Remo.



Il Presidente del Consiglio Saverio Nitti e Pietro BadoglioAlla sua conclusione, il Presidente del Consiglio Francesco Nitti inviava al Commissario Regio il seguente telegramma:

« Voglia rendersi interprete presso cotesta cittadinanza del mio gradito animo per l'accoglienza amichevole e cortese. I lavori della Conferenza hanno potuto svolgersi serenamente in ambiente che non poteva essere nè più adatto nè più bello. Sono assai lieto di aver desicnato San Remo come sede della Conferenza della Pace. Nitti ». (L. Pippione, La Conferenza di Pace a San Remo, in « Civitas Sancti Romuli », San Remo 1986, pp. 24-32).



Vogliamo qui ricordare che, durante il Regime Fascista, tutte le funzioni del sindaco, dalla Giunta e dal Consiglio Comunale furono annullati e riuniti nella figura del Podestà nominato dal governo tramite regio decreto. Durava in carica 5 anni e poteve essere rimosso solo dal Prefetto o riconfermato dallo stesso.


6 - L'ingegnere e Podestà Pietro Agosti e la modernizzazione della Città

Campo Ippico al SolaroIl primo Podestà di Sanremo fu Pietro Agosti (1925-1930) aprì altre strade, acquistò la villa Ormond coi suoi 50.000 mq di lussureggianti giardini, fece iniziare la costruzione del Campo Ippico del Solaro e lo stand di tiro a volo.
   Lo Stand del Tiro a volo    


Essendo inoltre un valente architetto, contribuì inoltre al rinnovamento edilizio di San Remo, realizzando la Chiesa Russa e diversi edifici, Alberghi e ville dallo stile molto personale. Malgrado il suo proficuo lavoro, Pietro Agosti si suicidò nel 1930, amareggiato da calunnie che avevano colpito la sua vita privata.

La ripresa economica e turistica della città nel periodo fra le due guerre mondiali fu favorita anche dalle realizzazioni di alcuni sindaci, fra i quali ricorderemo Carlo Bensa (1921-1924), Pietro Agosti (1925-1930) già citato e Giovanni Guidi (1933-1939).

San Remo stava trasformandosi da grosso paese in moderna città. Quando aveva raggiunto un grado di evoluzione che le consentiva di competere con le vicine località turistiche della Costa Azzurra e di prevalere, si scatenava la seconda guerra mondiale.

Campo Polisportivo del LittorioIl Palazzo della PosteSotto l'Amministrazione di Giovanni Guidi vennero completati i lavori iniziati dall'Agosti, come il completamento e la sistemazione del campo ippico del Solaro, l’allargamento di corso Imperatrice, l’inaugurazione del Circolo Golf e del Campo Polisportivo del Littorio, poi la costruzione del nuovo palazzo delle Poste e la copertura del torrente San Romolo nel tratto tra via Roma e corso Carlo Alberto.

 



Il filobus a fianco di un tram, il nuovo e il vecchioGuidi dotò la città di un moderno servizio filoviario, inaugurò i prestigiosi 'Lunedì letterari' e i concerti al Casinò e fu il propugnatore dello spostamento a monte della ferrovia.

Nel corso del 1934 si verificarono diversi avvenimenti.
Il 25 marzo si tennero le elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati. Com’era ampiamente prevedibile, la lista governativa ottenne la quasi totalità dei consensi.
Anche in provincia di Imperia si ebbero gli stessi risultati e tra gli eletti vi furono anche il podestà Giovanni Guidi e l’esponente del Fascio di Sanremo Ernesto Parodi.

Il 14 aprile, l’assemblea generale della Società Anonima Casinò Municipale decise di cambiare la propria denominazione sociale in quella di Società Anonima Iniziative Turistiche (SAIT).
Dopo la morte del suo Concessionario, Luigi De Santis il 31 ottobre 1934, la vedova, Maria Strambini, cedette tutto il pacchetto azionario della SAIT al cavalier Angelo Belloni.
Le scuole Elementari di via VoltaSempre nel 1934 venne anche inaugurato il grandioso edificio delle scuole elementari di Via Volta, capace di ospitare ben 1600 alunni.




Le Autorità all'inaugurazione della FuniviaIl 28 ottobre 1936 venne invece inaugurata, alla presenza del Sottosegretario alle Comunicazioni Giovanni Host Venturi, la funivia Sanremo-Monte Stazione di ppartenza della funivia nel giorno dell'inaugurazioneBignone, che rimase per decenni la più lunga del mondo.





Starace col Principe Umberto in visita Hermann Göring allarrivo della funivia a Monte BignoneNel 1938 si recò in visita a Sanremo il segretario generale del Partito nazionale fascista Achille Starace, mentre, l’anno successivo, sarebbe giunto il feldmaresciallo Hermann Göring.
Nel dicembre 1939 il podestà Guidi diede le dimissioni per partire come volontario in Albania, venendo sostituito dal commissario prefettizio Camillo Bruno.

Ai primi di gennaio del 1940 il ministero della Guerra decise il trasferimento a Genova del 42° reggimento di fanteria, che era di stanza a Sanremo dal 1920, e la sua sostituzione con il 90°, giunto nella città matuziana direttamente da Torino. Sempre nel gennaio del 1940 si insediò il nuovo podestà Silvio Silvestri, che sarebbe poi rimasto in carica fino al settembre 1943.


7 - L'entrata in guerra nel 1940 ed i danni per Sanremo

Folla in Piazza Colombo per il discorso di Mussolini il 10 giugno 1940Il 10 giugno 1940 i Sanremesi ascoltarono, sotto le arcate del mercato dei fiori, il discorso con cui Mussolini annunciava ufficialmente l’entrata in guerra dell’Italia contro Francia e Gran Bretagna.

Bombardamento sul portoAlle 10,30 del 13 giugno echeggiò il primo allarme in tempo di guerra. Alle 22,55 si verificò il primo bombardamento aereo, che avrebbe provocato una vittima.
Nei giorni successivi si consumò la breve campagna contro la Francia, che registrò anche dei combattimenti nella zona di confine di Ventimiglia.



Il 24 giugno venne firmato l’armistizio di Villa Incisa, che pose fine alle ostilità, mentre il giorno dopo le truppe italiane procedevano all’occupazione di Mentone.


Vittorio Emanuele III ee Umberto verso la stazione ferroviariaIl 26 giugno giunse a Sanremo Vittorio Emanuele III, che si stabilì nella Villa del Sole, ospite del ministro della Real Casa Pietro Acquarone.


Mussolini ed il generale Badoglio in visita ai feriti in OspedaleIl 1° luglio arrivò a Sanremo anche Mussolini, che visitò i feriti italiani e francesi ricoverati presso l’ospedale civile.
Il 12 marzo 1943 venne inaugurato il Piccolo Cottolengo di Don Orione nei locali dell’ex convento di San Nicola.



La città fu duramente provata dalla guerra. Il 13 giugno 1940 subì uno fra i primi bombardamenti aerei dall'entrata in guerra, e sopportò l'ultimo bombardamento navale, il 25 aprile 1945, mentre la popolazione si era già riversata nelle strade per accogliere i partigiani liberatori.

Il Teatro Principe Amedeo dopo un bombardamentoFra quelle due date la sirena d'allarme aveva emesso i suoi agghiaccianti segnali per oltre mille volte e i bombardamenti, aerei e navali, erano stati settanta.



L'inizio di quel calvario è ricordato dalle parole di Giuseppe Ferrari:
« Siamo nel giugno del 1940. La guerra tra gli Stati Alleati e l'Italia è dichiarata: ma cannonate ancora non se ne odono. Però dalle 10,30 del 13 giugno, ricorrenza di S. Antonio, echeggia sinistro il segnale d'allarme. Confusione generale, fuggi fuggi. Curiosità, nasi volti in aria in attesa di qualcosa; invece niente di male. Ma alle 22,35 dello stesso giorno riecheggia l'urlo lugubre delle sirene e contemporaneamente cadono sulla città le prime bombe. Resta ucciso, mentre fa per chiudere la finestra, colpito al petto da una scheggia, il vecchio signore sanremese Giuliano Gandolfo... L'indomani la Francia domanda la resa e la vita a San Remo riprende normale, come può esserlo in tempo di guerra ».

Il secondo bombardamento subito dalla città si verificò tre anni dopo, il 14 aprile 1943, quando un aereo isolato lanciò alcuni spezzoni incendiari.
Il 25 luglio dello stesso anno cadeva il regime fascista e anche a Sanremo si tennero numerose manifestazioni di giubilo popolare per la fine della dittatura.

Dopo l’8 settembre la Riviera di Ponente fu occupata dalle truppe tedesche. Nel settembre 1943 venne nominato commissario prefettizio Mario Garaccioni, che resse le sorti del Comune fino all’ottobre successivo, quando gli successe Alfonso Chiodo, al quale subentrò nel maggio 1944 il commissario De Rossi.
Intanto, subito dopo l’annuncio dell’armistizio, a Sanremo avevano ripreso l’attività politica allo scoperto, diversi gruppi di antifascisti, che costituirono un Comitato d’azione formato da rappresentanti della Democrazia cristiana, del Partito comunista italiano, del Partito socialista italiano di unità proletaria e in seguito del Partito d’azione, più un indipendente.

Gruppo di partigiani in marcia in montagnaLa disorganizzazione delle varie forze impegnate nella lotta contro i nazifascisti fece tuttavia emergere presto l’esigenza di pervenire a un’effettiva unità d’azione tra le componenti dello schieramento antifascista cittadino, che nel maggio 1944 costituirono il primo Comitato di Liberazione Nazionale di Sanremo. Il primo CLN sanremese non riuscì tuttavia ad espletare un’efficace azione politica e militare.

Partigiani in combattimento

Nel mese di luglio del 1944 il CLN di Sanremo si fece promotore della costituzione dei primi nuclei cittadini dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP), che assunsero la denominazione di Brigata Gap “Giacomo Matteotti”. Tra le numerose azioni condotte dai Gap sanremesi contro i nazifascisti si ricordano l’attacco contro la caserma di via Privata (l’attuale via Escoffier); l’assalto contro la casa del Fascio, il colpo di mano contro il presidio tedesco di San Romolo e l’eliminazione di otto soldati tedeschi, sette bersaglieri e oltre venticinque spie nazifasciste.

Verso la metà di luglio del 1944 il Pci e il Psiup diedero vita al primo CLN periferico sanremese, quello di San Martino, che assunse le funzioni di CLN comunale.
Nel settembre 1944 vennero create le prime Squadre di Azione Patriottica (SAP) a Sanremo e in altre località del suo circondario, tra cui Poggio, Bussana, Arma di Taggia e Coldirodi.
Il 15 novembre 1944, nel corso di un rastrellamento operato dai tedeschi a San Romolo, cadde ucciso il partigiano Aldo Baggioli.
Il 16 ottobre 1944, intanto, i nazifascisti avevano messo a segno il rastrellamento più massiccio dell’intero periodo dell’occupazione tedesca della città.

L'anno più tragico vissuto dai sanremesi fu il 1944. I bombardamenti si susseguirono, a partire dall'8 gennaio, con una sequenza paurosa: 21 aprile, 28 luglio, 31 luglio, poi undici in agosto, dieci in settembre, sei in ottobre, fino all'ultimo del 31 dicembre 1944.

Il 20 ottobre dello stesso anno si verificò il più disastroso bombardamento navale della guerra.
Il Cacciatorpediniere francese ForbinIl cacciatorpediniere francese 'Forbin' scortava due dragamine impegnati nella bonifica dello specchio di mare della rada, secondo un piano operativo normalissimo, che prevedeva di rispondere al fuoco soltanto in caso di attacco. Batteria tedesca lungo il litoraleMa la batteria tedesca, piazzata presso la spiaggia, aprì il fuoco contro le navi francesi, malgrado avesse ricevuto l'ordine di non sparare per prima.


Bombardamento sul centro della cittàLe navi risposero con i cannoni di bordo con una prima bordata verso la linea di spiaggia, ma il tiro risultò corto.

Il Mercato dei Fiori dopo l'esplosione A seguito della seconda bordata delle ore 11,54, avendo allungato un po' troppo il tiro, i proiettili colpirono l'edificio del Mercato dei Fiori, nel centro della città, che i tedeschi avevano segretamente trasformato in deposito di sommergibili tascabili Molch, di vedette Linsen e di enormi quantità di esplosivo e munizioni di ogni tipo.


Gli edifici intorno al Mercato danneggiatiLa deflagrazione che seguì polverizzò l'intero edificio e l'attiguo palazzo del Tribunale, danneggiando la Chiesa degli Angeli e tutte le case circostanti, per un raggio di un centinaio di metri, provocando numerose vittime e lasciando moltissimi cittadini senza casa.

Altri edifici danneggiati dall'esplosioneAnche il 1945 portò a San Remo una serie interminabile di bombardamenti: cinque in gennaio, sedici in febbraio, sette in marzo, sei in aprile. Non vi era zona della città risparmiata, edifici storici, ville e umili case accomunate dallo stesso destino.

 


8 - La guerra Partigiana a Sanremo e dintorni 

Negli ultimi giorni di aprile si avvertiva l'imminenza della fine della guerra. Il giorno 23 i Tedeschi facevano saltare in aria i depositi di munizioni prima di ritirarsi, il 24 gli ultimi fuggiaschi sparavano a caso qualche colpo di mortaio, il 25 aprile 1945 la città veniva occupata dai partigiani.

Ma proprio mentre la gente si apprestava a festeggiare quel giorno memorabile, la sirena suonò per l'ultima volta.

Fra i partigiani scesi dalle montagne a San Remo c'era anche Italo Calvino, nel 1945 ventiduenne. Lasciamo alla sua magica penna il compito di rievocare quelle ore e di concludere così la sintesi della storia di San Remo:
« C'era stato un incendio in un bosco; ricordo la lunga fila dei partigiani che scende tra i pini bruciati, la cenere calda sotto la suola delle scarpe, i ceppi ancora incandescenti nella notte. Era una marcia diversa dalle altre quella del 1944, nostra vita di continui spostamenti notturni in quei boschi. Avevamo finalmente avuto l'ordine di scendere sulla nostra città, Sanremo; sapevamo che i tedeschi stavano ritirandosi dalla riviera; ma non sapevamo quali caposaldi erano ancora in mano loro. Erano giornate in cui tutto si stava muovendo e certo i nostri comandi erano informati d'ora in ora; ma qui io cerco di tenermi solo ai miei ricordi di semplice garibaldino che seguiva il suo distaccamento zoppicando per un ascesso a un piede (da quando il gelo aveva indurito e accartocciato il cuoio dei miei scarponi, i miei piedi avevano cominciato a piagarsi). Che la Germania fosse spacciata questa volta sembrava sicuro, ma di illusioni in quegli anni ce ne eravamo fatte tante e troppe volte eravamo stati delusi; così preferivamo non fare più pronostici.
Il fronte più vicino a noi — quello sul confine francese — non accennava a muoversi, da otto mesi, cioè da quando la Francia era liberata, sentivamo rombare a ovest i cannoni del fronte; da otto mesi la libertà era a pochi chilometri da noi, ma intanto la vita dei partigiani sulle Alpi Marittime era diventata sempre più dura perché, come retrovia del fronte, la nostra zona era di importanza vitale per i tedeschi che dovevano tenere ad ogni costo sgombre le strade; per questo non ci hanno mai dato tregua, né noi a loro; e per questo la nostra zona ha avuto una percentuale di caduti tra le più alte.
Anche in quelle settimane in cui c'era la primavera nell'aria (era però un aprile molto freddo) e la sensazione della vittoria imminente, restava quella incertezza che caratterizzava la nostra vita da tanti mesi. Ancora negli ultimi giorni i tedeschi erano venuti di sorpresa e avevamo avuto dei morti. Proprio pochi giorni prima andando di pattuglia era mancato poco che cascassi nelle loro mani.
L'ultimo accampamento del nostro reparto, se ricordo bene, era tra Montalto e Badalucco: già il fatto che fossimo scesi nella zona degli uliveti era il segno di una nuova stagione, dopo l'inverno nella zona dei castagni che voleva dire la fame. Ormai non sapevamo più ragionare altro che nei termini di ciò che era male o bene per la nostra sopravvivenza di partigiani, come se questa vita dovesse durare ancora chissà quanto. Le vallate tornavano a coprirsi di foglie e di cespugli, questo voleva dire maggiori possibilità di tenersi al coperto sotto il fuoco nemico, come in quella macchia di noccioli che ci aveva salvato la vita, a me e a mio fratello, una ventina di giorni prima, dopo un'azione sulla strada di Ceriana.
L'idea stessa che stesse per aprirsi una vita senza più raffiche, né rastrellamenti, né paura di essere presi e torturati, era inutile farsela venire in mente finché le nostre esistenze restavano appese a un filo. E anche dopo, venuta la pace, riabituare la mente a funzionare in un altro modo doveva prendere il suo tempo.
Mi pare che quella notte abbiamo dormito solo qualche ora, per l'ultima volta coricati per terra. Pensavo che l'indomani ci sarebbe stata battaglia per impadronirci della via Aurelia, i miei pensieri erano quelli della vigilia di un combattimento, più che quelli della liberazione imminente. Solo il mattino dopo, vedendo che la nostra discesa continuava senza soste, capimmo che la costa era già libera e che marciavamo direttamente su Sanremo (difatti dopo alcuni scontri di retroguardia con le formazioni gappiste cittadine, i tedeschi e i fascisti si erano ritirati verso Genova).
Ma, ancora quella mattina, la marina alleata si era presentata al largo di Sanremo e aveva cominciato il quotidiano bombardamento navale della città. Il C.L.N. cittadino aveva preso i poteri sotto le cannonate e come primo atto di governo aveva fatto scrivere a lettere enormi in vernice bianca 'zona liberata' sui muri di corso Imperatrice perché fosse visto dalle navi da guerra. Dalle parti di Poggio cominciammo a incontrare sul margine della strada la popolazione che veniva a vedere passare i partigiani e a farci festa. Ricordo che per primi vidi due uomini anziani col cappello in testa che venivano chiacchierando di fatti loro come in un giorno di festa qualsiasi; ma c'era un particolare che fino al giorno prima sarebbe stato inconcepibile: avevano dei garofani rossi all'occhiello. Nei giorni seguenti dovevo vedere migliaia di persone col garofano rosso all'occhiello, ma quelli erano i primi.
Posso senz'altro dire che quella sia stata per me la prima immagine della libertà nella vita civile, della libertà senza più il rischio della vita, che si presentava così con noncuranza, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Approssimandoci man mano alla città aumentava la gente, le coccarde, i fiori, le ragazze, ma il riavvicinarmi a casa mi riportava il pensiero dei miei genitori che erano stati ostaggio delle SS e non sapevo se erano vivi o morti, come loro non sapevano se erano vivi o morti i loro figli.
Vedo che questi ricordi del giorno della Liberazione sono volti più verso il 'prima' che verso il 'dopo'. Ma così sono rimasti nella memoria, perché eravamo tutti presi da quello che avevamo vissuto, mentre il futuro non aveva ancora un volto, e non avremmo mai immaginato un futuro che avrebbe fatto sbiadire lentamente questi ricordi come è avvenuto in questi trent'anni ». (Italo Calvino, 25 aprile 1945-25 aprile 1985..., cit., pp. 7-8. L'articolo era stato scritto per rievocare il trentennale della Resistenza).

Il 1° gennaio 1945 venne varato il nuovo CLN circondariale di Sanremo. Nel gennaio 1945 il CLN di Sanremo si era anche fatto promotore della pubblicazione di un proprio organo ufficiale, “La Voce della Democrazia”, diretto dal dottor Luigi Ludovico Millo e condiretto dal giovane Italo Calvino.

Nel convegno di Beusi del 9 febbraio 1945 venne concessa al CLN di Sanremo l’autonomia operativa e la giurisdizione sulla zona compresa tra Santo Stefano al Mare e Ventimiglia.

Il 5 marzo 1945 i nazifascisti fucilarono, per rappresaglia, sedici partigiani nel giardino del castello Devachan.

Intanto si avvicinava anche per Sanremo il giorno della liberazione. Dopo lo sfondamento della linea gotica da parte delle truppe alleate, per tutta la giornata del 24 aprile si susseguirono i combattimenti in città tra partigiani e nazifascisti, che alla fine furono costretti ad arrendersi.

I rappresentanti del CLN avevano intanto occupato la sede del Comune, issandovi il tricolore e la bandiera rossa. Subito dopo lo stesso CLN nominava Adolfo Siffredi del Psiup primo sindaco della città dopo la Liberazione.
Sfilata dei partigiani in piazza Colombo testimonianza di Silvana Malvestiti
Il 1° maggio sfilarono per le vie della città i partigiani della V Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni”, fatti segno ad entusiastiche accoglienze da parte della popolazione.

(fonti: libera elaborazione dei testi tratti dai libri: "Sanremo Cuore e Anima di una Città" di Enzo Bernardini; "Storia Tascabile di Sanremo" di Andrea Gandolfo; immagini provenienti da archivi privati)

Usiamo i Cookie

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.