...il sera bientôt traduit...

In questo periodo, capita di sentire qualcuno che dice: “Comincia il Festival di Sanremo…. che barba !!!”. Il fatto è che un po’ tutti abbiamo fatto l’abitudine a questa manifestazione che ci accompagna da oltre settant’anni.  Forse, però, non tutti conoscono le sue origini e la sua storia.
Per tradizione, nel passato, la canzone italiana veniva identificata e rappresentata attraverso le melodie napoletane che, portate con sé dagli emigranti, avevano varcato gli oceani e acquistato una ragguardevole notorietà.
Senza andare troppo lontano, proprio a Sanremo, negli anni Trenta era stata organizzata al Casinò, il cui concessionario era il napoletano Luigi De Santis, una manifestazione che prevedeva, fra l’altro, l’esecuzione di canzoni, ma si trattava di brani …. napoletani, in quanto lo spettacolo era appunto dedicato al teatro e alle musiche di Napoli.
Lo stile musicale e la canzone italiana veri e propri si sono andati successivamente affermando, malgrado la concorrenza dei ritmi originari delle Americhe.
All’inizio del secondo dopoguerra, per agevolare la ripresa post-bellica e richiamare in Riviera un maggior numero di turisti, il Comune di Sanremo istituì nel 1946 una commissione per approntare un nuovo programma di manifestazioni. Coordinatore fu designato Amilcare Rambaldi, imprenditore già noto per le doti organizzative, che formulò una fitta serie di proposte: fra di esse figuravano il festival della moda maschile, concorsi ippici, gare sportive varie nonché un festival del Cinema e una rassegna musicale della canzone italiana. Il Comune accolse alcune idee ma non fu favorevole al cinema e alle canzoni e i relativi progetti vennero accantonati. Rambaldi avrebbe poi organizzato, nel 1971, il “Premio Tenco” rassegna dedicata alla canzone d’autore.
Nemmeno a farlo apposta, dopo pochi mesi Cannes organizzò la prima edizione del Festival del Cinema che si tiene ancora oggi. Inoltre, il 25 agosto 1948, a Viareggio, presso la “Capannina del Marco Polo” di Sergio Bernardini, venne organizzato un “Festival della Canzone Italiana”, concorso canoro nato per allietare la presenza estiva dei villeggianti: fu replicato anche l’anno successivo, ma poi fu abbandonato, pare per mancanza di fondi.
La tenacia e la lungimiranza di Rambaldi furono però premiate qualche anno dopo, quando la società A.T.A. (Azienda Turistico Alberghiera) ottenne la gestione del Casinò. Visto il successo della manifestazione organizzata a Viareggio, Pier Busseti, presidente della società, si convinse della opportunità di organizzare una rassegna canora e insieme ad Angelo Nizza (autore della famosa serie radiofonica I quattro moschettieri), responsabile ufficio stampa del Casinò e ad Angelo Nicola Amato, futuro presidente della Sanremese Calcio, che aveva molti contatti con i discografici, prese contatti con la RAI, recentemente costituita in sostituzione dell’EIAR, per ottenere la messa in onda del concorso. Altra parte attiva fu il maestro Giulio Razzi, direttore della radio italiana, che desiderava riportare in auge la canzone italiana tradizionale, sempre più minacciata dalle novità provenienti dall’America, e si convinse della validità dell’idea, predisponendo una bozza della manifestazione dando il via alla nascita del Festival con l’impostazione che ancora oggi conosciamo.
Nonostante tutto, nel bene e nel male, il Festival di Sanremo era destinato a diventare una delle più importanti rassegne musicali del mondo, nonché veicolo di linguaggi, problematiche e tendenze, facendo da specchio ai cambiamenti del Paese.
In quel periodo i programmi radiofonici privilegiavano teatro, musica classica e operistica, mentre le canzoni eseguite dalle orchestre della RAI erano considerate una forma espressiva di secondo piano. L’istituzione del Festival consentiva di proporre agli ascoltatori nuovi brani che avevano il titolo di pregio di aver partecipato ad una importante rassegna nazionale guadagnandosi a buon diritto maggiore spazio nelle programmazioni.
Da sottolineare il fatto che la manifestazione si svolse dal lunedì al mercoledì, in quanto venne considerata un “riempitivo” per i tre giorni che tradizionalmente presentavano il minor afflusso nella casa da gioco e nel programma fu descritta come “una serie di gustosi siparietti per allietare il dopocena con orchestra”. Chi l’avrebbe mai detto che in seguito sarebbe diventata un evento di rilevanza mondiale!
L’edizione non ebbe molta risonanza: a parte la diffusione radiofonica sulla cosiddetta “rete rossa”, furono presenti solo sei corrispondenti dei giornali dell’epoca; orchestrali e cantanti avevano orari e stipendi analoghi alla maggior parte degli impiegati del tempo. L’aspetto più importante era che i brani presentati sarebbero entrati di diritto a far parte del repertorio delle orchestre che li avrebbero potuti trasmettere nel corso dei programmi radiofonici previsti.  
I brani presentati dalle case discografiche invitate a partecipare furono 240, fra i quali ne vennero selezionati 20 che avrebbero preso parte al Festival. I contenuti erano semplici, familiari, quasi anacronistici e surreali, ma si era solo all’inizio di un avvenimento dalle potenzialità enormi. L’organizzazione e lo svolgimento dell’evento non avevano nulla a che fare con il grande fasto degli anni successivi.
Dopo le prove svoltesi a Torino, allora sede della Radio Italiana, i cantanti, gli orchestrali e le maestranze si trasferirono, tutti assieme, in treno a Sanremo, dove furono alloggiati all’hotel Londra.
Da notare che a quel tempo orchestra e cantanti erano dipendenti della RAI, con tanto di turni ed orari come normali impiegati.  La maggior parte degli artisti erano volti anonimi, conosciuti solo di nome o per la voce ascoltata alla radio. Fu proprio grazie al Festival che acquisirono una certa fama e rimasero impressi nella memoria del pubblico.
Il primo Festival di Sanremo si svolse dal 29 al 31 gennaio 1951.
La manifestazione era ospitata nel salone delle feste del Casino, dove si trovava un palcoscenico sul quale si esibivano cantanti e orchestre, mentre il pubblico seduto ai tavolini collocati nella sala, gustava la cena o assumeva le consumazioni distribuite dai camerieri che circolavano fra i tavoli. Malgrado il prezzo del biglietto non fosse molto elevato, 500 lire dell’epoca equivalenti ad una decina di euro odierni, l’interesse del pubblico non fu particolarmente “caldo”, tanto che  la seconda serata  fu necessario reclutare altri frequentatori della casa da gioco interessati ad occupare alcuni tavolini rimasti desolatamente vuoti.
I motivi in gara furono eseguiti da due formazioni orchestrali, entrambe dirette dal maestro Cinico Angelini, e interpretati da Nilla Pizzi, Achille Togliani e dal Duo Fasano (composto dalle sorelle Dina e Delfina Fasano). La presentazione della manifestazione fu affidata a Nunzio Filogamo, signorile e garbato, che rivolse al pubblico il suo tradizionale saluto: “Miei cari amici vicini e lontani, buonasera ovunque voi siate! “. I cantanti, alla fine del brano presentato, non rientravano in camerino, ma attendevano la prossima esibizione seduti su alcune sedie ai lati del palco, come richiesto dal maestro Angelini.
Il primo giorno vennero eseguite le prime 10 canzoni e altre 10 il giorno successivo. Al termine di ciascuna serata fu lo stesso pubblico presente in sala ad esprimere il proprio voto promuovendo alla finale le prime cinque canzoni meglio classificate. Per la serata finale fu allestito un addobbo con festoni colorati, sullo sfondo del palcoscenico venne installata una vetrata illuminata come un cielo al tramonto e una scalinata che sembrava sfumare nell’azzurro del cielo.
 Anche la votazione finale fu assolta dagli spettatori che depositarono le schede in apposite urne fatte circolare nella sala, mentre lo scrutinio dei voti e la proclamazione della canzone vincente furono assegnati ad un’apposita commissione presieduta dal maestro Giulio Razzi, da Pier Busseti, dal vicesindaco Giovanni Asquasciati, dal capo ufficio stampa del Festival Mario Sogliano, dal presidente dell’Azienda Turistica Avv. Nino Bobba e da un’anonima signora bionda in rappresentanza del pubblico.
Furono premiate le canzoni:
1)    Grazie dei fiori    –     Nilla Pizzi       (Testoni – Panzeri – Seracini)
2)    La luna si veste d’argento    –    Nilla Pizzi e Achille Togliani     (Mascheroni  - Biri)
3)    Serenata a Nessuno   –   Achille Togliani    (Colì)
Al momento della proclamazione della canzone vincitrice furono commesse le prime gaffe della storia del Festival. Il presentatore invitò sul palco l’autore della musica, maestro Saverio Seracini, ma non ricevendo risposta provò a sdrammatizzare definendo i musicisti “timide e vergognose mammolette”, ma fu interrotto da un orchestrale che annunciò al microfono “Il maestro Seracini non è presente in sala in quanto si trova nella sua abitazione perché da cinque anni giace a letto ammalato ed è stato colpito dalla cecità!“. Quando si avvicinò il momento di premiare l’interprete della canzone vincitrice ci si rese improvvisamente conto che non era stato predisposto un omaggio floreale: per rimediare fu allestito in tutta fretta un mazzo di garofani prelevandoli dalle decorazioni della sala, anche se di certo non brillavano per la freschezza.
Pier Busseti chiuse la manifestazione ringraziando la RAI e gli ideatori del Festival preconizzando per esso un radioso futuro. In effetti già il giorno successivo furono presi i primi accordi per la successiva edizione.
In effetti il successo dell’evento superò le più rosee previsioni, infatti, oltre a numerosi esemplari degli spartiti vennero stampate e vendute oltre 70.000 copie di dischi (allora ancora a 78 giri), delle quali ben 36.000 della sola canzone vincitrice.
Da notare che della prima edizione non esistono documenti filmati, mentre di quelle del 1952, 1953 e 1954 risultano solo alcuni notiziari presentati da un cinegiornale del tempo.
Per il grande pubblico il Festival è stato soprattutto un evento radiofonico, anche perché la TV sarebbe arrivata solo di lì a qualche anno, e tutta la famiglia si radunava davanti all’apparecchio radio, magari acquistato a rate proprio per quella occasione. Alcuni acquistavano una copia di un libretto contenente testi e altre notizie, oppure il “Radio Corriere”, “Sorrisi e Canzoni” o un altro rotocalco che pubblicasse i testi delle canzoni, per poterle seguire meglio ed impararle a memoria. Il successo mediatico del Festival e delle singole canzoni era misurato anche sulla base di quante persone iniziavano a canticchiarne i ritornelli già dal giorno successivo alla manifestazione.
Notizie tratte da “Almanacco della Canzone Italiana” – Ed. Panini - 2009

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