...il sera bientôt traduit...

Il notevole successo riscosso dal primo Festival convinse gli organizzatori, appena conclusa la manifestazione, a prendere gli opportuni accordi per allestirne una nuova edizione.
Ad ottobre 1951 venne emesso il nuovo bando e all’apposita commissione pervennero ben 310 nuovi brani: l’incremento rispetto alla precedente edizione dimostra che le case discografiche avevano ben compreso l’importanza dell’evento; nel dicembre successivo vennero resi noti i venti motivi ammessi alla gara. Il regolamento ricalcava più o meno quello dell’anno precedente, prevedendo due serate con il passaggio alla finale delle migliori cinque di ogni serata in base alle preferenze espresse dal pubblico. Venne però introdotta una variante: l’acquisto del biglietto d’ingresso prevedeva la consegna  di una scheda  numerata sulla quale il  pubblico doveva indicare le tre canzoni preferite. Le schede furono scrutinate da una commissione composta da: Pier Busseti, gestore del Casinò, prof. Giovanni Asquasciati, vice sindaco della città,  Adriano Morosetti, assessore al Turismo, Avv. Nino Bobba, presidente dell’Azienda Turistica, maestro Giulio Razzi, direttore della RAI e due rappresentanti del pubblico. Avuto sentore dell’intenzione da parte degli addetti ai lavori di accaparrarsi un gran numero di biglietti per influenzare le votazioni, gli organizzatori corsero ai ripari portando il prezzo da 500 a ben 4.000 lire.
Ancora una volta il Festival venne programmato dal lunedì al mercoledì, per attirare nuove presenze nelle giornate con meno affluenza di giocatori.
Le canzoni vennero eseguite dall’”Orchestra della Canzone”, diretta dal maestro Cinico Angelini e da una formazione ridotta e più moderna denominata “Angelini e Otto Elementi”. Fecero parte di quelle orchestre valenti musicisti di chiara fama, fra i quali Giovanni D’Ovidio, trombettista, Quirino Spinetti, percussionista, William Galassini, pianista, Michele Ortuso, chitarrista e Luigi Casasco, contrabbassista.
Fra gli interpreti, oltre ai già noti N.Pizzi, A. Togliani e Duo Fasano si aggiunsero Oscar Carboni, che vantava già una lunga carriera, e il più moderno Gino Latilla.
La presentazione delle tre serate venne affidata ancora a Nunzio Filogamo, che sarebbe stato lo storico ”maestro di cerimonie” per le prime quattro edizioni.
L’interesse per la manifestazione fu dimostrato anche dall’inserzione di un’agenzia di viaggi sul Corriere della Sera del 27 gennaio, che offriva una corsa speciale del treno veloce “Freccia Aurelia”, normalmente prevista per la fine settimana.
La seconda edizione del Festival si svolse dal 28 al 30 gennaio 1952.
Il salone delle feste del Casinò che ospitava l’evento fu parzialmente modificato allestendo una serie di file di poltroncine disposte a semicerchio nella parte anteriore, mentre verso il fondo furono ancora collocati dei tavolini per consentire al pubblico di consumare una cenetta o di sorseggiare le bevande preferite.
Dal confronto fra le canzoni presentate nelle due prime edizioni, si notava come l’orientamento degli autori andava passando da un tono sofisticato e teso al rinnovamento ad un livello molto più tradizionale e popolare. Emerse anche una tendenza patriottica, invocando il ritorno di Trieste, allora controllata dalla Jugoslavia, nel territorio italiano, come infatti sarebbe avvenuto nel 1954. Non mancò neanche il brano con allusioni, più o meno velate, ai rapporti fra i comuni cittadini e i “grandi” della politica.
Alla serata conclusiva oltre alla Radio Italiana che trasmise tutta la manifestazione sulla seconda rete nazionale, si collegarono anche la Radio Austriaca e quella di Montecarlo.
L’esito della finale vide il trionfo di Nilla Pizzi, che si aggiudicò le prime tre posizioni della classifica,  e fu il seguente:
1)    Vola Colomba        -    Nilla Pizzi       (Bixio Cherubini – Carlo Concina)
2)    Papaveri e papere   -    Nilla Pizzi       (Nino. Rastelli – Mario Panzeri – Vittorio Mascheroni)
3)    Una donna prega    -    Nilla Pizzi       (Pinchi – Virgilio Panzuti)
Al momento della premiazione Nilla Pizzi dedicò la vittoria alla famiglia e, con un filo di voce, alla città di Trieste, scatenando un vigoroso applauso da parte del pubblico. La stessa cantante sottolineò come quella vittoria trionfale fosse stata ben diversa da quella del 1951, quando l’atmosfera fu molto più rilassata, mentre la nuova edizione suscitò un clamore inatteso. In seguito a tale successo la Pizzi iniziò ad essere chiamata “La Regina della Canzone”.  Come spesso accade, il successo si portò dietro anche invidie e gelosie, con insinuazioni sul fatto che si facesse assegnare i pezzi migliori  con ogni mezzo possibile.
Il record della Pizzi sarebbe rimasto ineguagliato e irripetibile, anche alla luce dei regolamenti degli anni successivi, che non avrebbero più consentito ai cantanti l’interpretazione di un così elevato numero di canzoni.
Agli autori della canzone vincente venne consegnato un trofeo, opera dello scultore Monti, che raffigurava Santa Cecilia e che con scarsa fantasia, era intitolato proprio a Pier Busseti.
Le canzoni riscossero un notevole successo, ma la “vincitrice morale” fu sicuramente “Papaveri e papere”, inaugurando la regola non scritta secondo la quale la canzone che ottiene la maggior notorietà non sempre è quella vincente. L’interpretazione della Pizzi era stata accompagnata dal trombone  di Mario Pezzotta e dalla fisarmonica di Mario Bosi, autore del verso della paperella.            Il  motivo venne inciso in decine di versioni: fra l’altro anche  da Bing Crosby, da Eddie Constantine Yves Montand  e ve ne fu persino una interpretata dal celebre tenore Beniamino Gigli; nel giro di due soli anni vendette oltre un milione di copie, cifra inaudita per quegli anni.
A differenza di altre iniziative, il Festival della canzone ha riscosso da subito i favori del pubblico, diventando in breve la manifestazione più popolare.
Il Paese andava intanto riprendendosi dai postumi della guerra e si cominciava ad intuire l’avvicinarsi di un periodo favorevole, il famoso “boom” economico che avrebbe modificato sensibilmente il tenore di vita e le abitudini degli italiani.

(Notizie tratte da “Almanacco della Canzone Italiana” – Ed. Panini del 2009)

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