Scrittore e partigiano

La sua vita


Nacque a Santiago de las Vegas, presso L’Avana, il 15 ottobre 1923 dall’agronomo sanremese Mario e dalla scienziata di origini sassaresi Giuliana Eva Mameli.Lo scrittore

« Sono ligure, mia madre è sarda: ho la laconicità di molti liguri e il mutismo dei sardi, sono l'incrocio di due razze taciturne », avrebbe confessato lo scrittore ("L’occhio e il silenzio" [intervista, 1983]; poi in "Sono nato in America…", 2012, p. 553), che Villa Meridianadi Cuba non serbava ricordi: i suoi genitori rientrarono già nell'autunno 1925 a Sanremo stabilendosi nella Villa Meridiana, edificio in posizione dominante sulla città, introducendo nel vasto giardino piante esotiche come l'avocado, la papaya, la guayaba, il pompelmo rosa, e gestendo la campagna avita di San Giovanni.

Il padre era stato nominato direttore della Stazione sperimentale di floricultura 'Orazio Raimondo' e, in seguito al fallimento della Banca Garibaldi, mise a disposizione il parco della sua villa per la prosecuzione dell’attività di ricerca e d’insegnamento del suo istituto.
Proprio a loro si dovette la trasformazione di Sanremo in « città dei fiori ». Italo era destinato a essere unico letterato in una famiglia di scienziati: come tale si considerò sempre, in maniera non del tutto scherzosa, la 'pecora nera' della sua stirpe.
Nel 1927 nacque a Sanremo Floriano, unico fratello di Italo.

I genitori di Calvino, che provenivano da famiglie di tradizione repubblicana e mazziniana, erano antimonarchici e anticlericali. Più intransigente appariva, agli occhi di suo figlio Italo, « il disadorno rigore antifascista o prefascista, impersonato dalla severità moralistica laica scientifica umanitaria antibellicista zoofila » della madre (cfr. Autobiografia politica giovanile [1960]; in Saggi, 1995, II, p. 2740). I fratelli Calvino, Italo e FlorianoI fratelli Calvino non ricevettero educazione religiosa.

Italo, che frequentò nel 1927 frequentò l’asilo infantile al St. George College, ed in seguito, tra il 1929 e il 1933, le Scuole Valdesi in via Roma, crebbe con la precoce consapevolezza di una differenza rispetto ai coetanei e con l’imperativo di essere all’altezza di questo anticonformismo. diventando anche balilla negli ultimi anni delle scuole elementari.


Nel 1934, superato l’esame di ammissione, si iscrisse al Liceo-Ginnasio “G.D. Cassini”, dove nel 1941 conseguì la licenza liceale.
Ebbe come compagno di banco il futuro fondatore del quotidiano "la Repubblica" Eugenio Scalfari con il quale, negli anni universitari, intrecciò una fitta corrispondenza intellettual-goliardica.

Si iscrisse quindi alla facoltà di Agraria dell’Università di Torino superando quattro esami del primo anno.
Nel gennaio 1943 si trasferì poi alla Facoltà di Agraria e Forestale dell’Università di Firenze, dove sostenne tre esami.

Dopo l’8 settembre 1943, renitente alla leva della Repubblica di Salò, passò alcuni mesi nascosto fino a quando, appresa la notizia della morte in combattimento del giovane medico comunista Felice Cascione, decise di entrare nell’organizzazione del PCI partecipando alla Resistenza nelle Alpi Marittime in forza alla II Divisione d’assalto Garibaldi "F. Cascione".
Il partigiano
Terminata l’esperienza partigiana, nel settembre 1945 si iscrisse al terzo anno della Facoltà di Lettere all’Università di Torino, dove si trasferì stabilmente.

Attivista del PCI in provincia di Imperia, scrisse su vari periodici locali tra i quali "La Voce della Democrazia" (organo del CLN di Sanremo), "La nostra lotta" (organo della sezione matuziana del PCI) e "Il Garibaldino" (organo della Divisione "Felice Cascione").
Nel primo dopoguerra divenne anche amico di Cesare Pavese e cominciò a collaborare con la rivista "Il Politecnico" di Elio Vittorini.

Nel 1946 cominciò a gravitare intorno alla casa editrice Einaudi di Torino, vendendo libri a rate e pubblicando contemporaneamente articoli sull’"Unità".
Nel 1947 uscì presso Einaudi il suo primo romanzo: « Il sentiero dei nidi di ragno »
, ambientato nei luoghi dell’estremo Ponente ligure durante la guerra partigiana. Addetto all’ufficio stampa e pubblicità dell’Einaudi, strinse legami di amicizia non soltanto con letterati come Pavese, Vittorini e Natalia Ginzburg, ma anche con storici come Delio Cantimori e Franco Venturi e filosofi, tra i quali Norberto Bobbio e Felice Balbo.

Nel 1948 lasciò momentaneamente l’Einaudi per lavorare all’edizione torinese dell’"Unità", dove si occupò della redazione della terza pagina, collaborando nello stesso tempo al settimanale comunista "Rinascita".

L’anno successivo uscì invece la raccolta di racconti « Ultimo viene il corvo » .
Il 1° gennaio 1950 fu assunto da Einaudi come redattore stabile, addetto all’ufficio stampa e direttore letterario della nuova collana "Piccola Biblioteca Scientifico-Letteraria".
Il 27 agosto rimase particolarmente colpito dal suicidio di Cesare Pavese, suo fraterno amico e sul quale aveva progettato di pubblicare una raccolta di scritti e interventi vari.

Tra l’ottobre e il novembre del 1951 compì un viaggio in Unione Sovietica, da cui trasse il diario «Taccuino di viaggio in URSS di Italo Calvino », pubblicato sull’ "Unità" del febbraio-marzo dell’anno dopo e che gli avrebbe valso il Premio Saint Vincent. Nel 1952 venne pubblicato nella collana einaudiana "I gettoni", diretta da Vittorini, il romanzo fantastico « II visconte dimezzato », che ottenne un notevole successo suscitando peraltro reazioni contrastanti nella critica di sinistra.

Nel maggio del ’52 uscì anche il primo numero del "Notiziario Einaudi", di cui Calvino divenne formalmente direttore responsabile a partire dal n. 7 dello stesso anno.
Sempre nel ’52 pubblicò anche il racconto « La formica argentina » sulla rivista letteraria romana "Botteghe Oscure".

Nel 1953 uscì invece, sulla rivista romana "Nuovi Argomenti", il racconto « Avanguardisti a Mentone », mentre l’anno successivo sarebbe uscito nei "Gettoni" « L'entrata in guerra ».

Il 1° gennaio 1955 divenne dirigente dell’Einaudi, mantenendo tale carica fino al 30 giugno 1961, dopodiché sarebbe passato alla funzione di consulente editoriale.
Nel 1956 apparve nella collana einaudiana "I Millenni" la raccolta delle « Fiabe italiane »,
da lui curata avvalendosi della collaborazione dell’etnologo Giuseppe Cocchiara.

In occasione dei fatti d’Ungheria e del XX Congresso del PCUS, assunse una posizione estremamente critica nei confronti della
linea adottata dalla Direzione nazionale del PCI, dissociandosi in particolare dall’interpretazione avanzata dall’ "Unità" in merito agli avvenimenti ungheresi.

Dopo l’abbandono del PCI da parte di Antonio Giolitti, il 1° agosto 1957 rassegnò le dimissioni dal partito con una lettera al Comitato federale di Torino, del quale faceva parte, pubblicata il 7 agosto sull’ "Unità".

Nello stesso anno uscì anche « ll barone rampante », sempre presso Einaudi, e il racconto « La speculazione edilizia » sul fascicolo XX di "Botteghe Oscure". Nel 1958 pubblicò invece su "Nuovi Argomenti" « La nuvola di smog » , a cui seguì nello stesso anno « il grande volume antologico dei Racconti », a cui sarebbe stato assegnato l’anno dopo il premio Bagutta.
Tra le sue opere principali: il romanzo « Il Visconte Dimezzato » (1952); « Il Barone Rampante » (1957); « Il Cavaliere Inesistente » (1959) che Calvino avrebbe poi raccolto, nella trilogia "I Nostri Antenati", pubblicata nel 1960 con una sua importante introduzione; « Le Città Invisibili » (1972); « Sotto il Sole Giaguaro » (1986). Nel ’59 assunse pure la condirezione della rivista "Il Menabò" insieme a Elio Vittorini (1959-66).
Nel mese di settembre venne messo in scena alla Fenice di Venezia il racconto mimico Alletgfiop, musicato da Luciano Berio.

A novembre partì per gli Stati Uniti, dove si trattenne per sei mesi, di cui quattro trascorsi a New York. Nell’aprile 1962, mentre la sua notorietà andava sempre più consolidandosi, conobbe a Parigi la traduttrice argentina Esther Judith Singer, detta Chichita, che sposò a l'Avana nel 1963, recandosi quindi a visitare i luoghi natali e la casa dove abitavano i genitori a Cuba, dove ebbe anche un incontro personale con Ernesto "Che" Guevara. Dopo l’estate si trasferì con la moglie a Roma, da dove si spostava comunque ogni due settimane a Torino per le riunioni einaudiane e per occuparsi della corrispondenza.
Italo Calvino nella sua maturità

Nel 1963 cominciò a seguire con interesse gli sviluppi del movimento della cosiddetta neoavanguardia, rappresentata in particolare dal Gruppo 63. Nello stesso anno pubblicò nella collana einaudiana "Libri per ragazzi" la raccolta « Marcovaldo ovvero Le stagioni in città », illustrata da ventitré tavole di Sergio Tofano.
Sempre nel ’63 uscirono « La giornata d’uno scrutatore » e l’edizione in volume autonomo della Speculazione
edilizia.

Nel 1965 nacque a Roma la figlia Giovanna e nello stesso anno pubblicò « Le Cosmicomiche ». Il 12 febbraio 1966 rimase profondamente colpito dalla morte di Elio Vittorini, a cui lo legavano profondi legami umani oltre che professionali.
Nel luglio 1967 si trasferì con la famiglia a Parigi, dove sarebbe rimasto fino al 1980. Nella capitale francese frequentò lo scrittore Raymond Queneau, che lo avrebbe presentato ad altri
membri dell’Ouvrir de littérature potentielle, tra i quali Georges Perec, Francois Le Lionnais, Jacques Roubaud e Paul Fournel.

Nel ’68 uscì anche la raccolta di racconti Li con gero, al quale sarebbe stato assegnato il premio Viareggio, che Calvino avrebbe però rifiutato in aperta polemica con le istituzioni letterarie “ufficiali”.

Nel 1970 venne pubblicato il volume di racconti « Gli amori difficili », mentre, dalla rielaborazione del materiale di un ciclo di trasmissioni radiofoniche, avrebbe tratto una scelta di brani del poema ariostesco, pubblicati nello stesso anno sotto il titolo « Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino ». Nel 1972 uscirono invece « Le città invisibili », seguite l’anno dopo dal « Castello dei destini incrociati ».
Nel 1974 iniziò a scrivere sul "Corriere della Sera" racconti, resoconti di viaggio e una fitta serie di interventi sulla realtà politica e sociale del paese.

Nel 1976 tenne conferenze in varie Università degli Stati Uniti e
ricevette a Vienna lo Staatpreis. Tre anni dopo pubblicò invece il romanzo « Se una notte d’inverno un viaggiatore », iniziando nello stesso tempo una nutrita collaborazione con il quotidiano "La Repubblica", diretto dal suo vecchio compagno liceale Eugenio Scalfari.

Nel 1980 si trasferì a Roma in piazza Campo Marzio e raccolse nel volume « Una pietra sopra » discorsi di letteratura e società, la parte più significativa dei suoi interventi saggistici dal 1955 in poi.

Nel 1981 venne insignito della Legion d’Onore e presiedette la giuria della XXIX Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Italo Calvino alla Scuola ValdeseNel 1983 uscì presso Einaudi il romanzo Lalomar, mentre Calvino veniva nominato per un mese "directeur d’études" presso l’Ecole des Hautes Studes di Parigi.
Nel 1984, in seguito alla grave crisi in cui versava la casa editrice Einaudi, decise di accettare l’offerta dell’editore milanese Garzanti, presso il quale sarebbero state pubblicate Colletone di sabbia e Cosmicomiche vecchie e nuove.

Nell’estate del 1985 lavorò a un ciclo di sei conferenze che avrebbe dovuto tenere all’Università di Harvard nell’anno accademico 1985-86, e che sarebbero state pubblicate nell’opera postuma Legioni americane.
Sei proposte per il prossimo millennio, uscita nel 1988.

Colpito da ictus il 6 settembre a Castiglione della Pescaia, venne ricoverato all’ospedale Santa Maria della Scala di Siena, dove si spense in seguito a emorragia cerebrale nella notte tra il 18 e il 19 settembre 1985.

Dopo la sua scomparsa sarebbero uscite varie opere postume, tra le quali « Sotto il sole giaguaro » (1988), « Sulla fiaba » (1988), « La strada di San Giovanni » (1990), « Perché leggere i classici » (1991), « Prima che tu dica ‘pronto’’ » (1993) ed Premita a Parigi (1994) e i testi di 5 delle sei conferenze che C. avrebbe dovuto tenere presso la Harvard Univ. nel 1985-86: Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio (1988).
Nel 2012 è stato edito a cura di L. Baranelli e M. Barenghi il volume « Sono nato in America ». Interviste 1951-85.


Targa commemoratia sull'edificio scolastico

In occasione della festa della Liberazione del 25 aprile 1988, il Comune di Sanremo fece collocare una lapide commemorativa in suo ricordo sulla facciata dell’edificio che aveva ospitato il Liceo “Cassini” in piazza Nota.

Il 13 ottobre 1963 Calvino era stato inoltre nominato “Cittadino benemerito” di Sanremo dall’Amministrazione municipale per i suoi meriti in campo letterario e culturale.


La sua cultura umanistica

La prima educazione estetica di Calvino non si svolse sui libri, bensì sui fumetti del Corriere dei piccoli, di cui, precocissimo quanto inconsapevole strutturalista, scomponeva, ricomponeva e contaminava le trame.
Durante l’adolescenza oppose al fascismo non una definita ideologia antagonista bensì una malevola insofferenza verso il suo stile solenne e ridicolo insieme. L’altrove in cui trovò rifugio fu il cinema, che occupò gran parte dei suoi pomeriggi, mentre a casa si dedicava a una diversa passione visiva, leggendo i settimanali umoristici di quegli anni e coltivando un talento per il disegno: con lo pseudonimo Jago alcune sue vignette trovarono posto nella rubrica «Il cestino» del Bertoldo.
Le prime letture di Calvino si posarono dunque su un sedimento primario di immagini, disegnate o proiettate. Si spiega forse così la germinazione da un'immagine ossessiva di molte sue storie a venire: un uomo tagliato in due, un ragazzo che sale su un albero, un'armatura vuota che va per il mondo.

I pilastri della biblioteca giovanile di Calvino sono quattro sostantivi – avventura, energia, esotismo, mistero – che descrivono una formazione letteraria inarcata fra i 6 e i 23 anni di età, fra Pinocchio, "il libro che già conoscevo capitolo per capitolo prima d’imparare a leggere" (« Il fantastico nella letteratura italiana » [1984]; in "Saggi", 1995, II, p. 1682) e "America" di Kafka, "il romanzo" per eccellenza nella letteratura mondiale del Novecento e forse non solo in quella» (Intervista di Maria Corti [1985], ibid., p. 2921).

Narratore tra i più significativi del Novecento italiano, nella costellazione letteraria disegnata dalle sue numerose opere si ibridano compiutamente vocazioni e temi diversi, dall'impronta neorealistica degli scritti iniziali a quella allegorico-fiabesca della produzione più matura. Nella sua prosa, dove sono accolte e filtrate le più alte suggestioni del panorama letterario coevo e dove lo scrittore si rivela spregiudicato sperimentatore di linguaggi e generi, alla lucidità della descrizione analitica fanno da costante contrappunto il lirismo e l'ironia, sostanziati da una riflessione profonda e disingannata sul senso ultimo dell'esistenza umana.
Fin dal suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno (1947), ispirato alla Resistenza, e dai racconti di Ultimo viene il corvo (1949), è evidente come la tendenza al realismo e quella al fantastico siano in lui complementari, nutrite dal medesimo esaltante repertorio di letture avventurose e rigorosamente giocate intorno al nucleo generativo della pura narratività.

Nell'alternarsi così del registro realistico [la raccolta complessiva « I racconti », 1958, o il romanzo breve « La giornata di uno scrutatore », (1963) e di quello fantastico, i già citati Il visconte dimezzato, Il barone rampante, Il cavaliere inesistente], si deve riconoscere la stessa lucida vocazione sperimentale, capace di riconquistare alla letteratura l'antico senso di esperienza totale e di frontiera della conoscenza, attraverso l'assunzione di temi scientifici e la percezione del loro altissimo tenore fantastico.
Si è potuto parlare quindi di fantascienza a proposito dei divertiti sondaggi tentati con Le cosmicomiche (1965) e Ti con zero (1967), ma nessuna etichetta che non contempli il confronto con le più avanzate ipotesi di mediazione tra la cultura scientifica e quella letteraria può dar conto della ricerca successiva dello scrittore (il già citato Le città invisibili; Il castello dei destini incrociati, 1973; Se una notte d'inverno un viaggiatore, 1979), per la quale l'opera dell'argentino J.L. Borges costituisce un punto di riferimento privilegiato e non comunque un modello, e dalla quale è ormai inseparabile un'esemplare produzione saggistica (Una pietra sopra, 1980; Collezione di sabbia, 1984).

Una fase ulteriore della stessa ricerca è rappresentata da Palomar (1983), in cui un più aperto scetticismo dello scrittore tende a tradursi in una specie di inattendibile sistema, mentre il narrare viene scomposto nelle sue funzioni elementari, rappresentate dai 27 brevi testi che intessono una virtuosistica organicità di romanzo.
Calvino ha anche curato una raccolta di Fiabe italiane "trascritte in lingua dai vari dialetti" (1956).



(fonti: elaborazione da testi tratti da Enciclopedia Treccani, Andrea Gandolfo; immagini da Web e archivio personale)

 

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