Scrittore e poeta dialettale

Vincenzo Jacono nacque a Ospedaletti il 5 settembre 1887 da Emanuele, originario di Ragusa, e da Maria Maddalena Bertolotto, proveniente da Bugnato, in provincia della Spezia. Trasferitosi a Sanremo con la famiglia a pochi mesi dallanascita, vi trascorse la giovinezza adattandosi a svolgere umili mestieri prima di conseguire il diploma di maestro elementare.

Nel 1914 conquistò il titolo di campione provinciale nella corsVinvenzo Jaconoa di fondo.
Nel maggio 1915 venne chiamato alle armi e partecipò alle operazioni belliche al fronte per tutta la durata del conflitto. Tornato dalla guerra, conseguì l’abilitazione all’insegnamento e iniziò l’attività di docente.
Nel 1919 pubblicò la sua prima raccolta di sonetti: "U scioperu di Maìstri", scritta in occasione appunto dell’astensione dal lavoro proclamata in quell’anno dagli insegnanti delle scuole elementari.

Negli anni Venti creò il simpatico personaggio di “Bigìn Sciacastrasse”, protagonista di una fortunata rubrica in vernacolo dell’ «Eco della Riviera», in contrapposizione a “Mastr’Antò u Basté” di Gin De Stefani; con quest’ultimo collaborò successivamente anche nella stesura della commedia "U Ciaravüju", che avrebbe ispirato al disegnatore Antonio Rubino uno dei suoi più noti acquerelli.

Nel 1922 pubblicò il libretto "A scöra libera pipista", concernente il decreto papale sull’istruzione obbligatoria, al quale seguirono altre commedie: "U pestùn de Bigìn", "Bigìn a un lavadù" e una rivista "A rexentàmu i drapi", che rappresentano riuscite satire in dialetto con un finale morale e didattico.

Nel 1927 sposò Elvira Cassini, dalla quale ebbe due figli: Maniele, valente medico prematuramente scomparso, ed Enza.

Successivamente realizzò un bozzetto a scena unica dal titolo "Che remes-ciu", e nel 1960 pubblicò "A storia de Sanremu diita da Bacì Süssatapi", composta da 110 sonetti, con una suggestiva copertina disegnata dalla nuora Mirella Nera Perego; in seguito diede alle stampe "Terra Nostra Intemelia", che illustra in cinquantadue poesie i paesi della Liguria di Ponente, le "Nümerate Spiaretéire" e il poema in tre canti "Matüssia"

Compose anche quattro canzoni in vernacolo: "L’aria de Sanremu", con musica del maestro Pippo Barzizza, "Amù variante", con musica del maestro Carlo Farina, e infine "Munte Bignun" e "A sciura d’a Parà" con musica dell’ingegner Mario Marelli.

L’ultima sua pubblicazione è stata "Sanremu du méi temp", edita a cura dalla Famija Sanremasca nel 1966.

Per la sua vasta produzione di autore dialettale, l’Amministrazione comunale gli conferì il titolo di “Cittadino benemerito” di Sanremo il 13 ottobre 1965 con la seguente motivazione: « Scrittore e poeta vernacolo, ha dato forma briosa e larga divulgazione alle più genuine tradizioni di nostra gente ».

Per i suoi meriti in campo scolastico e letterario gli era stata anche conferita una medaglia d’oro dal Ministero della Pubblica Istruzione. 

Morì a Ospedaletti il 26 agosto 1970.

(Fonte Marco Mauro)

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