Dietro le quinte del Corso Fiorito

Sicuramente tutti conoscono il Corso Fiorito e quasi tutti hanno assistito almeno ad una edizione. Forse, invece, non tutti sanno cosa ci sia dietro le quinte, cosa voglia dire allestire un carro fiorito, in modo particolare facendo riferimento a come si svolgevano le cose negli anni passati.

A partire dalle origini e per diversi anni successivi le operazioni erano soprattutto di livello dilettantistico e artigianale ma, a partire dalle edizioni del secondo dopoguerra, l'attività preparatoria per l'allestimento dei carri diventò piuttosto complessa e fu necessario iniziare a programmare i lavori già diversi mesi prima della manifestazione.
Per prima cosa occorreva presentare al comitato organizzatore un progetto con la descrizione dettagliata del soggetto e della decorazione floreale prevista e inoltre un bozzetto a colori per illustrare la proposta. Per realizzare tale opera, molti si affidavano alla sapiente mano di un giovane disegnatore a quei tempi ancora quasi sconosciuto: Rino Ceriolo, diventato poi molto famoso e apprezzato per i brillanti successi ottenuti come grafico, scenografo, o altre attività correlate, nonché ideatore, supervisore, e vero mago dei carri fioriti delle future edizioni.
In quel periodo il soggetto dei carri o delle vetture era libero, lasciato alla fantasia, all'inventiva e all'abilità degli ideatori/allestitori.
Fra questi, nel corso degli anni, da ricordare: Cina Cagnacci, Giuseppe Carbonetto, Lindita Biggio e i f.lli Bernocchi (fioristi con negozio in via Z. Massa), f.lli Ziviani (in via Roma ang. via Gioberti infer.), Alberti (in p.le C. Battisti), Bonfante (in via Roma), Ebe Flora, A. Anfossi, G. Pesante, Barla e Lentisco, Ada Moriano, ecc.
Bisognava cercare per tempo ambienti più o meno idonei per il lavoro di allestimento. In particolare, in via Z. Massa, erano molto ambiti dei capannoni normalmente utilizzati come rimesse per carri, carrozze o vetture di piazza (situati nelle due curve dette appunto “giri di carusséi”), che, sebbene fossero in precarie condizioni, erano assai spaziosi e particolarmente adatti per i mezzi di grandi dimensioni. In alternativa qualsiasi locale con accesso carrabile e non troppo lontano dal percorso della sfilata era comunque accettabile.
A questo proposito, dal 1953 il Comune concesse l'uso dei locali della nuova autostazione sottostante piazza Colombo, benché fosse ancora in corso di costruzione, ponendo così fine ad un annoso problema.
Inoltre occorreva trovare i veicoli da addobbare; non sempre erano di tipo omogeneo, perciò era normale vedere sfilare carri o carrozze trainati da cavalli, autovetture e autocarri più o meno grandi, accomunati dai fiori che li ricoprivano. Il preferito fra i carri era il cosiddetto “carrin”, a pianale basso ed assetto longitudinale variabile, facilmente adattabile alle diverse necessità di allestimento.
Infine era necessario ingaggiare la “squadra” dei lavoranti, che spesso veniva confermata da un anno all'altro, salvo provvedere a qualche sostituzione o nuovo inserimento a seconda delle necessità operative previste.
A parte un piccolo contributo erogato dal Comune, tutti i costi, dalla progettazione al momento della sfilata, erano a carico degli allestitori, inclusi ovviamente i fiori che nel periodo invernale non erano certo a prezzo di saldo e spesso si usavano proprio quelli più costosi come rose, orchidee e strelitzie.
La tecnica per realizzare la struttura dei carri doveva basarsi più sull'inventiva degli addetti che sugli scarsi attrezzi e sui materiali poveri allora disponibili. Si usava di tutto, dal legno ai tondini di ferro, dalla paglia per imbottire le sagome da infiorare, alla cartapesta (fatta con giornali e colla di farina) e quant'altro fosse ritenuto utile per ottenere il risultato voluto, affrontando e superando con molta tenacia le varie difficoltà che si presentavano.
Tutto il lavoro era svolto a mano, con grande dispendio di energie fisiche e nervose, in pieno inverno, con le mani intirizzite, di giorno e anche di notte, mangiando a volte solo un panino e bevendo caffè caldo per rimaner svegli, sempre di fretta, con tempi ridottissimi, in ambienti freddi, pieni di spifferi e privi di qualsiasi comfort: è facile immaginare che non fosse proprio un'attività di tutto riposo, ma la passione e la volontà aiutavano a sopportare i tanti disagi, consentendo di presentare dei carri fioriti che erano spesso delle vere e proprie opere d'arte realizzate con i fiori freschi e variopinti di Sanremo.
La tecnica tradizionale prevedeva che i fiori, con lo stelo, fossero infilzati ad uno ad uno,  (ed erano migliaia per ogni carro!) sulle sagome dei soggetti, onde poter realizzare i variopinti e vaporosi ciuffi tanto ammirati dagli spettatori; i fiori non ornavano semplicemente i carri, ma li ricoprivano completamente, diventando parte integrante della loro stessa struttura.
La decorazione floreale veniva realizzata in una sola giornata e durante la notte prima della sfilata, fra sabato e domenica: le fasi preparatorie si potevano prolungare per diversi mesi, ma l’applicazione dei fiori doveva avvenire in uno spazio di tempo molto contenuto per consentir loro di apparire sempre freschi e pieni di vitalità. Ed è grazie alla maestria dei progettisti e dei gruppi di allestitori che si potevano creare come per incanto visi, abiti, ambientazioni e figure fantastiche, il tutto soltanto con i fiori, offrendo ogni anno uno spettacolo mozzafiato che incantava, ed incanta tuttora, occhi e cuore di molte migliaia di spettatori e che ha consacrato Sanremo come l’autentica ed unica “Città dei Fiori”.
Un discorso a parte meritano i costumi e i figuranti che salivano sui carri. I costumi erano ispirati al soggetto e se alcuni erano realizzati in maniera artigianale e … casalinga, altri, più ricchi ed elaborati, con tessuti di tipo pregiato, guarnizioni di tulle e paillettes, richiedevano l'opera di sarte professioniste, ma, in ogni caso, sempre con risultati di grande effetto.
Un posto come figurante sui carri era particolarmente ambito e oltre a parenti e amici, il fior fiore della gioventù, specialmente femminile, faceva a gara per partecipare; c'era chi si prenotava da un anno all'altro e chi ricorreva a raccomandazioni pur di assicurarsi la presenza sui carri, considerata fra l'altro come indice di merito e di prestigio.
Il giorno della sfilata era sempre una grande festa per tutti: grandi e piccini, sia italiani che stranieri, si accalcavano lungo le transenne per ammirare i carri e partecipare al fitto lancio di coriandoli, stelle filanti e mazzetti fioriti, che iniziava solo dopo il primo dei tre giri previsti. Nei punti più opportuni si allestivano delle tribune per consentire agli spettatori di poter seguire lo spettacolo con maggior comodità.
Il ruolo dei carristi si andò fatalmente modificando, da veri e propri ideatori, a semplici allestitori dei carri, consentendo loro di applicare solo in parte il vasto bagaglio di esperienza tecnica maturata, senza poter dimostrare nella maniera più completa le proprie capacità artistiche.
Anche la tecnica di applicazione dei fiori andava cambiando, abbandonando quella tradizionale, per adottare altre forme più moderne, sbrigative ed economiche come il cosiddetto “placcaggio”, consistente nell'impiego delle sole corolle (le cosiddette “teste”) dei fiori che venivano letteralmente inchiodate alle sagome da decorare. Però, a parere di molti, l'effetto visivo perdeva sicuramente qualcosa in termini di eleganza, leggerezza e profondità a favore di un'immagine compatta, uniforme, senza rilievo.
Tutto il contesto stava inesorabilmente mutando: dopo un periodo quasi pionieristico e avventuroso, ma più “umano”, andavano imponendosi nuove e diverse normative molto più rigide e soprattutto, purtroppo, non c'era quasi più spazio per l'immaginazione, l'inventiva e la creatività che si potevano esprimere negli anni precedenti.
Dopo una lunga interruzione, il Corso Fiorito è tornato di recente ad essere il “clou” del calendario manifestazioni di Sanremo e viene seguito annualmente da decine di migliaia di spettatori che arrivano appositamente da ogni parte d'Italia e dall'estero, per assistere dal vivo alla sfilata, mentre altre migliaia di persone assistono allo spettacolo per mezzo della televisione.
Nei tempi più recenti la preparazione dei carri ha subito profonde modifiche, con l’utilizzo di sagome già pronte e l’ausilio di materiali e mezzi tecnici moderni che consentono un considerevole risparmio di mano d’opera e di …. fatica. L’allestimento dei carri avviene per tutti all’interno dell’autostazione, come un grande lavoro corale, collettivo, in un clima di conviviale alacrità. E’ comunque evidente che per portare a buon fine l’opera di decorazione con risultati adeguati alle aspettative, occorre sempre una grande padronanza delle tecniche e un notevole senso estetico ed artistico: solo in questo modo è possibile presentare al pubblico le meravigliose opere d’arte che tutti ammirano.
Purtroppo, molto spesso, nel momento più importante, quello della sfilata, quando si vede con dispiacere che le riprese televisive offrono solo una visione parziale dei carri o si soffermano su particolari non pertinenti, oppure si nota con rammarico che gli spettatori, come tanti moderni Vandali, danno l’assalto ai carri, cercando di strappare quasi con ferocia qualche fiore da esibire al ritorno a casa come un trofeo di guerra, non si può fare a meno di pensare, con una punta di emozione, nostalgia e amarezza, a tutti coloro che nel corso di tanti anni si sono adoperati in silenzio dietro le quinte, fra mille difficoltà, con tanta passione, per realizzare uno spettacolo meraviglioso come il corso fiorito e considerare che dovrebbero meritare più rispetto, attenzione e riconoscenza da parte di tutti.

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