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I teatri e cinematografi sanremesi

Il Teatro Chiarle

Si legge nella “Guida di Sanremo” di Cesare da Prato...

Locandina pubblicitaria del Cinema-teatro“...viveva a Sanremo sullo scorcio del secolo XVIII, l'abate Gio Andrea Chiarle, il quale amava svisceratamente le rappresentazioni teatrali e, vietandogli la Curia d’andar a zonzo per teatri, che del resto a suo tempo non ce n’era a Sanremo nemmeno uno, egli pensò di farselo nella propria casa, alfine di averlo a tutto suo bell’agio (1787).”

Il Teatro sorgeva, per allora, fuori dal centro cittadino, vicino al mare, in fondo all’attuale via Gaudio, più o meno accanto all’attuale chiesa della Marina.
Di modeste proporzioni, in legno, aveva forma circolare ed era composto da una platea, 26 palchetti ed un loggione, rimase una delle principali sedi di spettacoli teatrali e operistici a Sanremo prima della costruzione del primo grande teatro cittadino nella seconda metà dell'Ottocento.

Non erano molte le Compagnie che vi operavano, ma tuttavia il vescovo di Albenga Giustiniani, nel 1789, lo mandò a processo, con la accusa, fra le altre, di "ivi praticare il gioco d’azzardo"!
Sdegnato e deluso, il Chiarle decise di demolire la sua creatura, ma fu fermato dall’Amministrazione che lo prese sotto la sua protezione,
Sono segnalate, negli anni, opere in prosa, operette ed opere; spettacoli carnevaleschi a carattere amatoriale e studentesco.
La morte del fondatore avvenne intorno al 1820.

Nel corso degli anni, a seconda dei momenti politici, assunse diverse denominazioni: Teatro Chiarle, Théatre de là Ville (nel periodo napoleonico), Pubblico Teatro (all’epoca della Repubblica Ligure); nel 1824 assunse la denominazione di "Teatro di Sanremo”.
All’ultimo, fino al 1877, vi si rappresentavano sopratutto spettacoli di marionette.

Il periodico “Sanremo”, del 20 maggio 1865, nel propugnare la costruzione di un nuovo, moderno Teatro, così descriveva il Chiarle:
“Per andare al teatro bisogna esporsi anzitutto alla furia dei venti di mare e di terra che si azzuffano preso la porta di quella vecchia e sdruscìta baracca, poi salire delle scale ove i pericoli di cadere sono tanti che scommetterei essere stata fabbricata piuttosto da un chirurgo che da un architetto”!

(fonti: da scritti di Andrea Gandolfo, Bruno Monticone ed altri Autori; immagini da archivio Privato)

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