Un Oratorio tutto dedicato alla Vergine Immacolata


La Storia

L'Oratorio di fronte a San SiroL’edificio è orientato con la facciata a ovest ed è posto di fronte all’ingresso principale della Basilica Concattedrale di San Siro. Con molta probabilità la costruzione di questa chiesa voluta dall’abate Jacopo Palmari, è da porsi in relazione con lo sviluppo delle confraternite nel Ponente ligure a partire dal XV secolo. Alcuni storici asseriscono che il primitivo edificio risultava innalzato nel perimetro di un antichissimo fanum ottagonale romano.


Panoramica sulla Navata unicaL’oratorio, ad aula unica rettangolare, si presenta lungo e stretto in quanto era destinato ad accogliere i confratelli negli scranni lignei sistemati lungo le pareti e oggi scomparsi. Questi scranni lignei arrivavano all’altezza del piccolo cornicione marca piano, ecco perché la decorazione marmorea inizia da quel livello. Nel 1563 Gio Francesco Grosso fondò una cappellania con l'obbligo della messa festiva che era un modo per fornire la chiesa di fondi.

La facciata prima del restauro

Il 14 giugno 1608 i canonici di San Siro concessero all’arciconfraternita dell’Immacolata una porzione del cimitero adiacente all’originario luogo di culto, per poter erigere il nuovo oratorio. I lavori si protrassero per vari decenni, tanto che nel 1636 si ebbe la posa di una prima pietra per la ricostruzione di una parte andata distrutta, mentre ancora nel 1656 veniva ceduta un’area boschiva appartenente all’arciconfraternita al fine di velocizzare ulteriormente i lavori per l’edificazione dell’oratorio. La costruzione procedette ancora almeno fino al 1678, quando venne ultimato il coro. La realizzazione dei lavori molto dovette al costante e fattivo interessamento dell’abate Gio Battista Palmaro. Con certezza si può affermare che la famiglia Palmari aveva sull’edificio una sorta di legame storico e famigliare, che la portava a considerarlo come una chiesa di famiglia.

Tra la fine del XV e il XVIII secolo l’Oratorio subì tanti interventi che lo consegnano alle nostre generazioni come noi oggi possiamo vederlo. Qui di seguito un breve elenco di opere:

  • •    Subito dopo l’edificazione dell’oratorio si procedette all’esecuzione del suo apparato decorativo con la successione di tarsie marmoree di natura squisitamente barocca, caratterizzate da significativi accostamenti cromatici dei materiali del presbiterio;
    •    Nel 1720 un altro settore della parete fu assegnato a Gaetano Solaro, un lombardo-ticinese, che però realizzò un’opera ritenuta insoddisfacente, tanto che il definitivo montaggio dei settori marmorei venne portato a termine da Gio Andrea Manni e Gio Andrea Mazzetti, due ticinesi anch’essi operanti in quel periodo a Sanremo;
    •    Nel 1758 intervenne invece un membro della famiglia Sivori di Genova per ornare l’area situata nelle vicinanze del pulpito;
    •    Nel 1770 fu acquistato il terreno per la nuova sacrestia e due anni dopo venne modificato l’accesso all’oratorio con la realizzazione di due rampe di scale parallele sulla facciata, mentre in precedenza le scale digradavano a ventaglio verso la piazza, che ne rimaneva in parte occupata;
    •    Nel corso del XIX secolo per vari motivi l’edificio non fu possibile conservarlo in buone condizioni e molti eventi contribuirono al suo degrado tra cui, nel 1871, l’occupazione da parte di un presidio militare.
Dopo il 1928 fu parzialmente attuato lo scrostamento della facciata, il cui primo progetto era stato tuttavia già predisposto nel 1850.
Le pareti piene di quadriMentre l’esterno risulta essere molto sobrio e quasi povero, l’interno è straordinariamente ricco di decorazioni a tarsie marmoree di impronta barocca, realizzate da diversi marmorari lombardo-genovesi tra XVII e XVIII secolo, con gli interventi più massicci effettuati intorno al 1667.

La volta del presbiterio

La volta del presbiterio
La zona del presbiterio presenta una notevole intensità cromatica decorata con ricchi marmi anteriori al 1683. La decorazione della volta affrescata dal pittore genovese Giovanni Battista Merano (1632-1698) fu eseguita nel 1695. L'artista vi ha rappresentato il Padre Eterno in gloria con angeli e profeti.

La navata

L'intera navata con l'altare in fondo
La zona dell'aula sacra è contrassegnata da una configurazione a vela lunettata molto semplice, appoggiata su di un cornicione che si sviluppa lungo il contorno interno dell'edificio sacro.
L'immagine sulla voltaAl centro della volta in una pregevole cornice a rilievo in stucco la Madonna Immacolata è raffigurata in un affresco datato 1630. Da notare ai piedi della Vergine un uomo vestito secondo la moda del XVII secolo, inginocchiato in adorazione: è l'abate Gio Battista Palmaro che tanto fece in quel periodo storico per rendere bello l'Oratorio.

La statua dell'Immacolata
La statua della VergineL'altare e l'imponente presbiterioLa pregevole statua in marmo della Madonna Immacolata domina tutta l'aula sacra ed è opera scultorea del marmoraro Scivoli di Genova. La Vergine viene raffigurata appoggiata su un vortice di nuvole, teste di angeli e la luna, a mani giunte, con il dolce viso rivolto verso ('alto, nell'atto di schiacciare il serpente. La veste indossata mostra un ricco panneggio che da vita e movimento all'immagine e che dimostra una notevole capacità artistica dello scultore. Fu portata a termine, nel 1775, unitamente all'armonioso tabernacolo e altare.

II ciclo pittorico
L'interno dell'oratorio si caratterizza per la presenza di una significativa raccolta di notevoli opere d'arte di ambito ligure sei-settecentesco. Le pareti marmoree sono impreziosite con tele ad olio raffiguranti vari episodi delle Storie della vita della Vergine.

La parete di sinistra, verso l'ingressoLa parete sinistraPartendo dal presbiterio troviamo a sinistra la Natività di Maria opera del noto pittore sanremasco Tereso Maria Languasco (Sanremo 1654-Genova 1698), al secolo Tommaso Ludovico Languasco che aveva cambiato nome entrando nell'ordine degli Agostiniani Scalzi. L'autore si apprezza per la capacità illustrativa desunta dal suo maestro Giovanni Battista Carlone nonche per la vena classica di stampo emiliano, sempre molto gradita a Sanremo tra XVII e XVIII secolo.
Parete lato destro verso l'ingressoParete lato destro verso l'ingressoSegue la Presentazione di Maria al Tempio di un ignoto pittore ligure, databile verso il 1723, come del resto il dipinto posto di fronte in corrispondenza.
Poi si incontra l'apprezzabile, per caratteri disegnativi e soluzioni cromatiche, Sposalizio della Vergine del bolognese Jacopo Antonio Boni (1688- 1766), opera che egli eseguì nel 1727, quando era impegnato negli affreschi del Santuario della Madonna della Costa.
Dipinto "L'Annunciazione"Di seguito c'è l'Annunciazione, elegante soluzione di un pittore locale influenzato ancora da modelli riferibili al Correggio, eseguita nel 1758 per il rapporto con i Quadro della "Visitazione"committenti indicati, ovvero Domenico e Sebastiano Calcagno.

La Visitazione e la Natività di Gesù, che si fronteggiano all'inizio delle pareti rispettivamente sinistra e destra, sono opera del poco noto pittore sanremese Girolamo Bosio e databili al 1772. La Visitazione è un'evidente copia dell'originale di Francesco Barocci nella Chiesa Nuova di Roma, databile a sua volta tra 1583 e 1588. Il Bosio in questo caso si adatta ad un modello piuttosto rigido, pur avendo egli una vena tardo barocca più vivace, come dimostra nell'unica altra opera nota, una Ascensione per la chiesa di San Giuseppe a Sanremo. Anche la Presentazione di Gesù al Tempio è vicina alla maniera del Boni o, meglio, di un più generico ambito bolognese, apprezzabile per le soluzioni classicistiche.

La successiva Pentecoste è realizzazione primo settecentesca legata a modelli del secolo precedente di ambito popolare e di produzione sicuramente locale. La Morte della Vergine è ancora legata ai modelli bolognesi vicini a Jacopo Antonio Boni, vista una possibile datazione attorno al 1720-1723.

Quadro compositoIn presbiterio si trova infine una tela con la Madonna con Gesù Bambino ed i Santi Giovanni Battista, Gregorio Magno, Stefano e Giuseppe. Si tratta di un'opera non in relazione con le altre per quanto riguarda il soggetto, ma riferibile ad una tipologia di presentazione databile tra XVI e XVII secolo, vicina ai modi di Bernardo Castello (1557-1629).
L'altarePresso l'altare si trova anche un interessante Crocifisso processionale databile al XV secolo.

Il pulpitoL'ambone è ricavato dall'antico e pregevole pulpito settecentesco (databile tra 1729 e 1758) facente parte dell'arredo dell'Oratorio. Dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II venne trasformato nell'attuale ambone grazie al lavoro del restauratore Luigi Busnelli. Con questo intervento si sono valorizzati i riquadri rappresentanti i santi Siro, Vincenzo Ferrer, Giovanni Nepomuceno, Erasmo e Romolo. La decorazione pittorica spetta ad un artista locale molto vicino alla maniera di artisti di Porto Maurizio del XVIII secolo, come Francesco Bruno o Francesco Carrega.

All'esterno della chiesa

L'abbeveratoio davanti alle scaleL'abbeveratoio del Momber
Nella piazza tra la Basilica e l'Oratorio è stata collocata una pregevole vasca in marmo bianco che alcuni esperti vogliono attribuire all'alto medioevo o epoca tardo antica. Era una delle due vasche abbeveratoio per i cavalli che il Colonnello Momber ufficiale di Sua Maestà britannica aveva donato alla Città agli inizi del XX secolo.
La fontanella sull'abbeveratoioLa fontana in via CorradiAnticamente erano poste alla Foce e all'imbocco di via Nino Bixio. Il FAI (Fondo Ambiente Italiano) ne ha promosso il restauro nel 1992 e in seguito alla pedonalizzazione del quartiere e il relativo restauro delle pavimentazioni stradali venne trasferita dalla piazzetta di via Corradi all'attuale collocazione.
(fonti: testo di Ernesto Porri; immagini: personali e d'archivio)
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