La Chiesa della Marina

La chiesa in PIazza BrescaL'entrata su Piazza Bresca oggiLa piccola chiesa di piazza Bresca, nota popolarmente come chiesa della Marina, era in origine un’osteria fino all’arrivo nel quartiere di Pian di Nave dei Padri della Missione, membri dell’omonima congregazione fondata nel 1625, i quali, avendo già un’importante casa a Genova e desiderando aprire altre case in Liguria, avevano inoltrato domanda al Senato genovese ai primi del XVIII secolo per poter aprire una loro dipendenza a Sanremo. Tale richiesta, caldeggiata anche dalla popolazione sanremese, si basava tra l’altro sul lascito rogato a Genova il 16 novembre 1708 dal notaio Gio Stefano Steneri, con il quale il reverendo Orazio Pianavia aveva donato alcuni beni e capitali, stimati in 607 mila lire, affinché fosse impiantata una sede dei padri Missionari nella nostra città, incontrando però la ferma opposizione delle autorità comunali matuziane, le quali, su probabile pressione degli altri ordini religiosi presenti a Sanremo, bloccarono l’iniziativa, non ritenendo i beni messi a disposizione dal lascito Pianavia sufficienti a garantire la manutenzione della nuova congregazione.

Il 22 marzo 1719 il vescovo di Albenga Fornari ratificò il passaggio dei due lasciti a favore dei padri missionari istituiti rispettivamente il 22 ottobre 1693 e il 22 febbraio 1704 dai reverendi Antonio Ameglio e Giovanni Battista Oreglia, consentendo così ai primi due padri della Missione di stabilirsi il 29 settembre 1719 a Sanremo, dove furono provvisoriamente ospitati prima di una villa di proprietà del capitano Giuseppe Rambaldi, e successivamente in alcuni locali siti al pianterreno di palazzo Borea.
L'entrataDue anni dopo essi riuscirono finalmente ad ottenere un piccolo orto nella zona portuale vicino al mare, ceduto loro dai Gesuiti,L'edificio che era il convento mentre alcuni padri iniziarono a celebrare le funzioni liturgiche nel piccolo oratorio di Pian di Nave, che sarebbe poi diventato la chiesa della Marina, costituita da un piccolo e basso vano rettangolare con coperture a volte e inserita nel fabbricato che ospitava il convento dei padri Missionari, caratterizzato invece da una regolare composizione del prospetto e da un elegante e decoroso atrio scala.

L'interno di qualche anno faDopo il successivo trasferimento dei frati missionari in un’altra sede, la chiesetta della Marina, come era già accaduto a quella vicina e molto più antica dedicata a San Mauro, venne praticamente abbandonata diventando uno dei tanti modesti oratori disseminati in gran numero nell’abitato. Quando la chiesa di San Mauro venne demolita dai genovesi nel 1755 in quanto essa impediva di fatto la postazione dei cannoni della nuova fortezza di Santa Tecla, la chiesa dei Missionari restò chiusa e priva di officiatura per quasi un secolo e mezzo. A ricordo dei primi religiosi che ne curarono l’amministrazione spirituale, rimane ancor oggi una lapide in marmo collocata su un portone, situato poco distante dall’ingresso della chiesa, la quale reca la frase: «Domus Congregationis Missionis».

L'interno odierno                                                                                                 
Verso la fine del XIX secolo la chiesa tornò ad essere officiata regolarmente su iniziativa del giovane canonico don Lorenzo Bongiovanni, che ne curò un attento e minuzioso restauro, facendola pure erigere a parrocchia nel 1921 dal vescovo di Ventimiglia Daffra, e continuando a risiedereL'altare in un’abitazione nei pressi della chiesetta, dove morì nel 1929.
È del 1925 un'immagine che mostra una Processione Eucaristica in mare dovuta all'iniziativa del canonico.
Processione in mare
 
All’interno della cappella si conserva tra l’altro un dipinto raffigurante San Vincenzo de’ Paoli, fondatore dell’Ordine dei Padri della Missione, realizzato da un ignoto pittore del Ponente ligure nel XVIII secolo e collocato sulla parete sinistra del lato sinistro del transetto.

Sempre nella zona di Pian di Nave sorgeva anticamente un’altra piccola chiesa, dedicata a Sant’Antonio, che venne eretta, con l’annesso convento, dai frati Antoniani, e in cui il notaro Antonio Fabiani fondò una cappellania il 17 maggio 1457 a patto che i padri Antoniani non arrecassero disturbo al cappellano del relativo altare, dedicato a sant’Antonino.

(fonti: testo di A.Gandolfo; immagini d'archivio e Web)