Un Convento con una relativamente breve storia coventuale

Storia del Convento

Uno degli edifici più suggestivi per la fantasia e l'interesse dello storico è certamente quello che si trova sul colle della Costa.
Planimetria del Vinzoni del 1773La prima testimonianza della sua presenza è dovuta alla realizzazione cartografica di Sanremo si deve a Matteo Vinzoni cui il senato di Genova diede l'incombenza di disegnare la pianta di tutte le città della Riviera di Ponente e del loro immediato retroterra. Date le epidemie di peste nella vicina Marsiglia, il comitato di Pubblica Sanità di Genova, preoccupato del pericolo di diffusione del contagio, voleva poter disporre della dislocazione urbanistica delle città rivierasche con le relative vie di accesso dirette o indirette.


Particolare della carta con le posizioni degli edificiFu così che il Vinzoni disegnò, circa nel 1745, anche la pianta di Sanremo se pur in realizzazione un pò fantasiosa a causa delle difficoltà apposte dai Sanremesi sempre sospettosi delle intrusioni genovesi.
Comunque vi si possono notare, nella parte più elevata, il santuario della Madonna della Costa e il Forte che i Genovesi distruggeranno nel 1753 nonché il "conventus P .P.S. Agustini".

Dell'edificio si sa quanto segue. Il 18 febbraio 1645 il consigliere Francesco Palmaro presentò al Parlamento del popolo di Sanremo una supplica scrittagli dal Padre Provinciale degli Agostiniani del convento di S. Nicola da Tolentino di Genova nella quale era espresso il desiderio di fondare a proprie spese una chiesa e un monastero nel territorio di Sanremo.
L'edificio odierno visto da via GalileiIl Parlamento didede parere positivo a condizione che le spese e mantenimento non incidessero sul bilancio comunale, a condizioni accettate, concessero l'approvazione indicando come località adatta il "quartiere della Palma Soprana". Nel 1647 arrivò anche il permesso del vescovo di Albenga e delle autorità papali.

L'8 aprile del 1648 il padre Gio Andrea da Genova, Provinciale degli Agostiniani, considerate finite le pratiche burocratiche e ottenuti tutti i permessi, diede il via alla realizzazione pratica.
Sorsero però immediatamente opposizioni da parte dei frati dei conventi dei Francescani Riformati, subentrati nel 1626 agli Osservanti nella conduzione del convento di Santa Maria della Consolazione (successivamente Santa Maria degli Angeli) e dei Cappuccini che presentarono formali proteste e ricorsi alle superiori autorità. È noto che sorgeva sempre una gelosia tra ordini religiosi per l'impianto di un nuovo monastero. Ricorsi superati grazie all'intervento delle alte autorità ecclessiastiche, sanciti dalla sentenza del 15 maggio 1648 che respinse i ricorsi e dichiarò valido il permesso di costruzione per gli Agostiniani. 
Da quanto si sa, il 26 luglio 1644 era stata deposta la prima pietra e che, a costruzione ultimata, nel 1651, vi si installarono i frati Nicoliti.

I Padri Nicoliti che, come solitamente erano chiamati dal popolo, già residenti in Sanremo dal 1647, quando la costruzione del loro convento non era ancora iniziata, avevano cominciato la loro opera di assistenza religiosa e di predicazione, attirandosi molte simpatie.
La fronte dell'edificioNel gennaio del 1648 il Parlamento sanremasco chiese ed ottenne dal vescovo il permesso di farli predicare in San Siro e nei decenni seguenti li troviamo spesso scelti come predicatori della Quaresima in San Siro al posto dei Padri Cappuccini che erano stati preferiti sino a quell'epoca.
Nel 1675 essendo caduta per la pioggia una muraglia presso la chiesa della Madonna della Costa, i frati Nicoliti si incaricarono della riparazione della zona, costruendo una strada, con l'aiuto finanziario del Comune di lire 400, per agevolare l'accesso al loro convento e alla chiesa della Madonna della Costa. Pare che il progetto sia stato ben eseguito.
È molto probabile che i lavori però siano andati per le lunghe, perché dei lavori di questa strada si parla per oltre un decennio.
I buoni rapporti tra i Nicoliti e la popolazione sanremasca cessarono però il 14 giugno 1753, durante la cosiddetta "rivoluzione sanremese" contro Genova.
Cartolina dell'800Un gruppo di soldati genovesi, respinto dalla zona costiera mentre tentava di entrare in città, si diresse verso le alture della Madonna della Costa, fino sotto il convento dei Nicoliti, e si aspettava di incontrare resistenza per la conquista del castello e della porta di Santa Maria, il cui possesso significava avere in pugno la città. Così invece non fu, trovarono le porte aperte e pochi soldati per cui fu facile per loro addentrarsi in città.
La voce comune a quel tempo fu chei frati (non si sa se a torto o a ragione) furono incolpati di tradimento perché per colpa loro «questo sito si trovò sguernito, perché confidato ad un comandante pusillanime; fuggendo esso gli tennero dietro quasi tutti i paesani ».
In realtà, come ha fatto rilevare Nilo Calvini, i frati non presero parte all'azione e il luogo fu abbandonato perché quasi tutti gli uomini, disorganizzati e privi di un comando centrale, accorsero a San Rocco attirati da una sparatoria. I quattro soldati rimasti, accompagnati dallo stendardo della Madonna detto 'Viva Maria', quando fu ferito uno di loro, non poterono far altro che arrendersi.
La difesa più importante di San Remo era così facilmente vinta; la città sarebbe divenuta presto preda dei soprusi e delle violenze del Pinelli.
Dopo questo (falso) episodio e dopo pochi anni di vita grama, osteggiati dalla popolazione e, pare, da altri religiosi, i frati Nicoliti abbandonarono il convento che loro stessi avevano eretto e lasciarono la città.
Tra i lavori più importanti successivi a quel periodo si annovera la trasformazione, nel corso del 1834-35 da parte dell'architetto genovese Nicolò Canale, del seicentesco convento di San Nicola ad uso di seminario.

Nota supplementare

Nel XVIII° secolo , ma anche in seguito, si trovava a Sanremo un discreto numero di lebbrosi, frutto dei traffici marittimi con l'Oriente o discendenti di ammalati L'imponente edificio alla fine dell'800sbarcati "in antiquo" da qualche vascello saraceno e abbandonati sulle coste vicine.
Durante la notte accadeva che questi infelici si rifugiavano dove capitava e la vista dei lebbrosi vaganti ed elemosinanti per le vie della città erano uno spettacolo ben poco edificante, tanto che Re Carlo Alberto, sostando a Sanremo in occasione di un suo viaggio a Nizza, ne fu mosso a pietà sì da elargire una cospicua somma per la modifica dell'edificio aggiungendo a questo scopo, nel 1853 un'ala al convento per adibirlo, grazie all'architetto piemontese Ernesto Camous in lebbrosario, per ospitarvi e curarvi questi infelici.
Il complesso ai primi del '900In seguito, nel 1858, Vittorio Emanuele II, essendo diventato ormai insufficiente il vecchio ospedale napoleonico situato nel vecchio convento a fianco della chiesa degli Angeli, fece destinare tutto il rimanente dell'edificio a ospedale dandolo in consegna all'Ordine Mauriziano.


L'atrio dell'ingresso con le colonneSanremo fu così dotata di un'ospedale civico che a quei tempi poteva definirsi grandioso: vedi l'eleganza dell'atrio settecentesco con la sua fuga di arcate poggianti su alte e solenni colonne di pietra e le porte monumentali che assommano armoniosamente nel loro stile l'imponenza del "neoclassico" e la solidità del "genovese".


La cappellaA simboleggiare la rigidità disciplinare del regolamento ospedaliero una complicata sovrapposizione di palchi sul fondo e sui lati della cappella serviva a separare, anche durante le sacre funzioni, il personale dagli ammalati dei vari reparti e dei due sessi.
L'ospedale rimase per quasi un secolo in quella sede ai piedi dello storico Santuario della Madonna della Costa, che dalla cima di un colle domina la città vecchia e tutto il golfo, e vicino al luogo dove sorgeva l'antico Castello, distrutto dai Genovesi.
Nel 1934 avvenne il trasferimento nell'ospedale appena terminato, ma inaugurato da Vittorio Emanuele III° nel 1936 sul vicino colle storicamente chiamato "punta di Francia", ad uguale altitudine, in una costruzione moderna e a padiglioni separati.
Dopo il trasferimento dell'ospedale, l'edificio rimase pressoché inutilizzato o saltuariamente adibito a ospitare enti vari o addirittura trasformato in caserma.
Ci fu anche una proposta di insediarvi il carcere in sostituzione di quello ancora adesso sistemato nel forte di S. Tecla presso il porto che per fortuna venne prontamente respinta.


Vista quindi la disponibilità dei locali, un nostro concittadino, studioso della storia e delle tradizioni locali, Carlo Alberto, si prodigò per convincere, riuscendoci, l'Amministrazione Comunale e il successore del beato Don Orione, Don Sterpi, scambiare i locali del collegio San Romolo di corso Garibaldi con l'edificio conventuale che avrebbe dovuto passare all'Opera Don Orione.
Il complesso del Mauriziano oggigiornoPurtroppo, nel corso delle trattative, l'ente venditore (Pie Opere Riunite) preferì cedere i locali in cambio di denaro contante, su base di una valutazione peritale.
L'iniziativa Carlo Alberto fu dovuta al suggerimento del cognato Don Biagio Marabotto che rappresentava allora in Polonia l'Opera Don Orione.
Così il 12 marzo 1943, in un periodo drammatico della nostra storia, si inaugurò il "Piccolo Cottolengo di Don Orione" destinato a ospitare diseredati, handicappati e anziani.
All'interno del grandioso edificio sono conservati una tela ottocentesca di Angelo Capisani, raffigurante il 'Salvatore supplicato dai santi Maurizio e Lazzaro' e un dipinto del pittore sanremese Lorenzo Martini.
Il crocifissoInoltre nel locale che funzionava da cappella del reparto femminile è meritevole di visita e attenzione un crocifisso, opera di Anton Maria Maragliano (Genova 1664-1739), noto scultore in legno, autore di crocifissi, casse processuali, gruppi di altare, figure di presepio.
Le sue sculture si trovano in molte chiese di Genova e delle due Riviere.

Il crocifisso di Sanremo è notevole per l'anatomia dei muscoli del torace e dell'addome in atteggiamento di torsione nello spasimo della sofferenza che traspare vivamente anche dall'espressione del viso.
Possiamo supporre che il crocifisso fosse stato lasciato nella cappella dai frati Nicoliti nel loro piuttosto frettoloso trasferimento a Genova e che, allorché l'ospedale venne insediato nell'edificio, venisse esposto nella corsia principale a ispirazione e consolazione dei degenti.
Dopo le prime difficoltà (il nostro paese era ancora in guerra), il "fiore della preziosa morte di Don Orione" (come si esprimeva il messaggio pontificio che accompagnò l'inaugurazione) doveva crescere rapidamente e aprire tutti i petali della sua corolla.

Lavori per l'aggiunta dell'ala femminileL'edificio progressivamente migliorò nell'architettura interna e nell'attrezzatura adattandosi sempre più alle esigenze funzionali.

Attualmente può ospitare ricoverati di sesso maschile e di sesso femminile.

Si può dire che in questi cinquant'anni di vita un vero fiume di umanità sofferente è stato ospitato fra queste mura in un clima di carità, di amore, di efficienza.

(fonti: testi elaborati da "Il Mauriziano di Sanremo" di F.Bronda e C.Matricardi ed.1993, "Sanremo" cit., "Sanremo Storia ed Anima di una città" cit.; immagini da archivi privati)

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