Il Santo che divenne il Patrono di Sanremo

b_300_300_16777215_00_images_personaggi_locali_61_vescovo_san_romolo_01.jpgL’attività del vescovo Romolo nel territorio sanremese si colloca approssimativamente tra il VII° e l’VIII° secolo nell’ambito dei rapporti religiosi intercorrenti tra la sede vescovile di Genova e la Villa Matutiana. Il santo, che visse molti anni sui boschi circostanti il borgo predicando il Vangelo e proseguendo la conversione al cristianesimo della popolazione già avviata dai suoi predecessori, si era recato nella nostra zona probabilmente per salvarsi dalle vessazioni che i Longobardi, di fede ariana, compivano ai danni dei cattolici, o forse anche per alleviare i gravosi impegni che lo tenevano occupato a Genova trasferendosi in una località più isolata e tranquilla.

Appena giunto nella Villa Matutiana, scelse come residenza una grotta solitaria situata sulle falde del Monte Bignone, poi chiamata "Bauma", in perfetta sintonia con lo spirito di penitenza del tempo nel quale furono fondati, al pari del suo, numerosi eremi e monasteri in luoghi appartati e disabitati.
Tuttavia è probabile che nel luogo scelto dal santo come suo eremo, esistesse già una struttura fortificata abitata, denominata castellum de Cairasco, nome derivato forse da quello del ruscello situato nei pressi della Bauma, detto rian de Cairasca. Tale fortificazione potrebbe corrispondere, o essere una ricostruzione più recente, dell’antico castellaro romano, che era ubicato nella stessa zona.

Il Vescovo di GenovaSecondo un’attendibile ipotesi storica, san Romolo non avrebbe però scelto come dimora un posto completamente isolato, ma un luogo sede di una comunità pastorale e agricola, le cui origini risalirebbero all’età romana. Durante la sua permanenza nella terra matuziana, il santo svolse un’intensa attività predicatoria ed evangelizzatrice, recandosi sia nei centri della fascia costiera che nei piccoli villaggi dell’entroterra e compiendo numerosi miracoli.

La leggenda che presto si diffuse intorno a questo personaggio narra che San Romolo difese il villaggio abitato dai matuziani dall’attacco di predoni e pirati, forse gli stessi Saraceni, pregando con le braccia alzate o mettendoli in fuga con la spada brandita. Anche dopo essere stato eletto vescovo di Genova, Romolo si recò più volte a visitare la Villa Matutiana, dove rimase ancora per molto tempo. Nella stessa Bauma dove aveva trascorso tanti anni in preghiera e penitenza, lo colse la morte il 13 ottobre di un anno imprecisato, collocabile tuttavia, non senza qualche incertezza, nella seconda metà del VII° secolo o agli inizi dell’VIII°.

Per sottrarre il suo corpo al rischio di un’eventuale profanazione o distruzione da parte dei Saraceni, il vescovo di Genova Sabatino si recò poi verso l’890 presso la "Bauma", prelevò le reliquie del santo e le riportò a Genova, dove vennero sepolte con una solenne cerimonia presso la tomba di San Siro nella cattedrale di San Lorenzo.
Molti secoli dopo, il 27 giugno 1681, una parte delle sue reliquie fece ritorno a Sanremo per essere collocata nella chiesa di San Siro. Dopo la sua beatificazione e canonizzazione, San Romolo venne proclamato all’unanimità protettore e patrono dei matuziani e il suo nome andò a identificarsi con quello della stessa Villa Matutiana, la quale, a partire dal secolo, aveva cominciato ad essere denominata "Castrum Sancti Romuli", corrispondente al relativo piccolo borgo sorto nel frattempo sulla sommità della Pigna.

(fonte da appunti di Andrea Gandolfo)

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